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a quello di moglie di Sigismondo; di che fa chiara fede il celebre Cardinal Jacopo Piccolomini detto il Cardinal di Pavia, che fu suo contemporaneo, e che le cose di que' tempi, e di Rimino esattamente descrisse, il quale afferma che Sigismondo morendo lasciò la custodia della Città, e del Castello alla moglie Isotta, quam Pellicem prius, inde matrimonio adiunctam perdite amaverat (44)1; e si sa ancora che nel suo testamento la riconobbe per sua moglie, e co' di lui figliuoli naturali chiamolla a parte della sua eredità (45)2.

Quantunque poi non mi sia riuscito di scoprire il tempo preciso, in cui egli la sposasse, gran fondamento tuttavia io trovo di credere, che ciò avvenisse dopo il 1452., perciocchè l'Autore della Cronica Riminese, la quale giugne fino al primo di Marzo del 1452. niente accenna, che fino allora l'avesse sposata, e pure si vede, che di giorno in giorno quell'Autore notava anche le più minute notizie, e circostanze spettanti a Rimino, e massimamen-

  1. Piccolomini, Commentar. Lib. V. pag. 375.
  2. Scrive il Clementini nel Lib. II. del Raccolto cit. a car. 469. che Sigismondo mandò con Ordine, o sia Patente a Ragugia per comprare alcuni beni stabili per lo valore di mille cinquecento Ducati d'oro ec. Nella qual Patente Sigismondo dichiara che i detti beni abbiano ad essere di Pandolfo Malatesta suo figliuolo, e de' suoi eredi, e di Lucrezia sua figliuola sorella del suddetto, vivente essa, e morendo Pandolfo senza eredi, ricadano alla medesima Lucrezia, dopo la cui morte a Salustio Malatesti suo figliuolo, ed agli eredi, e ad Isotta de Malatestis sua consorte in vita di essa, e degli eredi, avendo figli maschi, e dopo la morte d'Isotta gli assegnava alla fabbrica di S. Sigismondo.