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poi volesse render chiara, e distinta la sua Isotta, la quale convien dir certamente che fosse ornata non solamente di rara bellezza, il perchè veniva comunemente detta la bella Isotta (28)1, ma eziandio di singolare grazia, e delle più rare doti, e vaghe, ed accorte maniere, onde farsi amare, e stimare da Sigismondo. Il Garuffi (29)2 la chiama Donna di mirabile prudenza, e versatissima nelle scienze; e Giulio Cesare Capaccio (30)3 scrive che erat prudentiae, disciplinarum studiis, sed Poetices praecipue exercitatione clara. Nè di minor elogio le sono i seguenti versi di Carlo Pinti, che si fingono da lui composti, come per essere incisi sopra il suo sepolcro, e in lode di lei (31)4.

Isotta o patrium Pellicum,
O ingens honor, atque Arimini decus,
Malatestae animi dimidium tui,
Tu ne hoc marmore conderis?
Novi quae valido pectore gesseris
Cum commissa foret res tibi civica,
Quam prudens, sapiens, quam fueris chori
Phoebi culta Poetria.
Dum te, dum recolo facta celebria,
Me quantum miseret, lumine te haud frui

  1. Clementini, Raccolto cit. Par. II. Lib. IV. pagg. 351. e 477.
  2. Lettera Apologetica in difesa del Tempio di S. Francesco eretto in Rimini da Sigismondo Pandolfo Malatesta nel Tom. XXX. del Giorn. de' Letter. d'Italia a car. 163.
  3. Elegia illustrium Mulierum, pag. 174.
  4. Si trovano stampati dietro al detto Elogio composto dal Capaccio, a car. 175.