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degnissimo del seggio papale. E questo pontefice, pensando, scrive l’Audisio, che di dotti e grandi uomini si felicita ed invigorisce il principato sacerdotale, fece dire a Desiderio di venire a lui nell’Umbria, dove lo elesse cardinale, e lo nominò suo vicario per la Campania, l’Apulia e la Calabria.

Uomo d’aurei costumi e assai destro nel maneggio degli affari, Desiderio prese cura non solo delle cose della Badia, ma di quelle ancora della chiesa universale. E fu il cuore, scrive il Giannone, del celebre Ildebrando, che, asceso appena al trono pontificale, volle incontanente al suo fianco il saggio Desiderio. E, trapassato il papa Gregorio VII, fu eletto a sommo pontefice pei suoi meriti e fama, e specialmente per aver amicati i principi Roberto Guiscardo e Giordano nel tempo che i Normanni tentavano di espugnare Benevento, e contribuito efficacemente a stabilire su solide basi la pace tra il papa e il Guiscardo.

Desiderio mise in opera tutti i possibili spedienti per non essere elevato ad una sì alta carica, poiché egli nella santità della sua vita non potea ignorare quanto

«Pesa il gran manto a chi dal fango il guarda.»

Ma infine, non volendo più a lungo ostare ai voleri della Provvidenza, accettò il pontificato, e nell’anno 1087 tolse il nome di Vittore III, e fu il secondo papa di Benevento.

Vittore III avea, per dir così, ereditato la mente e il cuore di Gregorio, e ne seguitò i luminosi vestigi. Infatti alle prepotenti richieste di Enrico di Germania rispose con solenne diniego che il re degli Alemanni non sarebbe stato giammai il papa dei romani: ut rex Alemannorum papam constituat romanorum. Uno dei divisamenti già fermati da Gregorio era quello delle crociate, e Vittore confortato dai consigli ai molti cardinali e vescovi, e della celebre contessa Matilde di Toscana, fece bandire una crociata contro i Saraceni di Africa. Fu questa la prima crociata; quella cioè che precesse le crociate generali, le quali, cominciate al grido di Dio lo vuole: nel Concilio di Clermont,