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tutti gli sforzi dei normanni, e poscia bramosi di procacciarsi un alleato, per far fronte più agevolmente al nemico, mandarono in dono a Giordano principe di Capua 450 bizanti d’oro; e costui, accogliendo di buon grado l’invito, mentre Roberto era inteso in Calabria a certe sue faccende, liberò Benevento dall’assedio, e incitò alla ribellione molti vassalli del Guiscardo. Questi allora, agognando di vendicarsi, volse le armi contro Giordano, ma il pontefice, per l’interposizione di Desiderio abate di Montecassino, si amicò Roberto, e niente omise per renderlo suo alleato e difensore della Santa Sede. E infatti nel medesimo anno abboccatosi in Aquino con Giordano, e poscia in Benevento con lo stesso Roberto, nel giorno 7 giugno rivocava l’anatèma lanciato contro questi per aver messo l’assedio a Benevento, e lo investì del ducato di Puglia, di Calabria e di Sicilia, riconoscendolo anche per legittimo signore di Amalfi e di Salerno.

Ma Benevento proseguì ad essere governata, in nome del papa, da Stefano Dacomario, di nobile famiglia Beneneventana, come rilevasi da un suo rescritto riportato dall’anonimo monaco di S. Sofia e da Alfonso de Blasio, ed anzi il Baronio afferma che la famiglia Dacomario reggeva per la romana chiesa non solo la città, ma anche il principato di Benevento, e che Ansone e gli altri figli di Stefano Dacomario donarono ampi dominii alla Badia di Montecassino.

I beneventani, ad eternare con qualche segno visibile la loro riconoscenza ad un sì benemerito pontefice, gli eressero un magnifico tempio presso Porta Somma, detta poi del Castello, il quale crollò pel tremuoto accaduto nel principio del secolo XIV, ed ivi fu anche eretta di fronte alla strada principale della città una piramide sulla quale poggiava un leone, e di quel tempio si scorge tuttora un avanzo rinvenuto nel palagio della nostra Prefettura, e che fu dilucidato nel tempo in cui tenne la delegazione di Benevento il chiarissimo prelato Borgia.

Morto il pontefice Gregorio nel 1085, dopo di aver retta