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architettura, pur tuttavia è a ritenere che tosse molto solido, per essere la facciata del Duomo ancora superstite dopo una serie di memorabili tremuoti che più volte atterrarono l’interà città di Benevento.

La porta maggiore di bronzo — lavoro tra lo scorcio dell’undecimo secolo e il principio del duodecimo, il quale fu eseguito, secondo alcuni cronisti, in Costantinopoli, ma probabilmente da artefice italiano — , è alta metri 6,358, larga metri 4,232, ed è incastrata tra stipiti di marmo bellamente lavorati a rabeschi che sostengono l'architrave di eguale marmo e lavoro. Essa è anche ai giorni nostri giudicata per uno dei segnalati monumenti dell’arte cristiana1.

Nella parte inferiore della porta maggiore di bronzo sono effigiati a basso rilievo i vescovi suffraganei di Benevento, che in quell’epoca erano 24 di numero, e il metropolitano stesso seduto in trono, in abiti ponteficali, col camauro sul capo: e nella parte superiore veggonsi scolpiti alcuni fatti del nuovo Testamento, a cominciare dall’Annunziazione della Vergine, sino alla morte e risurrezione del nostro Redentore.

Vasto è l'interno del Duomo, e decorato di quattro ordini di colonne doriche che lo dividono in cinque navi; tutte di marmo pario scanalate in numero di 54, e di queste colonne alcune sono di un pezzo solo e tassellate, avanzo del

  1. Di questa porta di bronzo abbiamo una recente monografìa del chiarissimo Salazaro di Napoli nella sua opera: Studi sui monumenti meridionali dal IV al XIII secolo, di cui non facciamo parola, perchè notissima a tutti i cultori degli studii storici e di archeologia. Però è a sapere che un mio amico, il sig. Angelo Angelucci, conservatore del Museo Nazionale di Artiglieria in Torino, in un suo opuscolo intitolato: Il Regno di Napoli nel 1875 e Benevento, che fu pubblicato nel n. 6, anno VIII, del giornale la Gazzetta di Benevento da me diretto, e ultimamente l’ingegnere Meomartini, nel suo più volte mentovato lavoro sui nostri antichi monumenti, han dimostrato con evidenza che il Salazaro errasse a gran pezza in molti particolari della sua monografia, e ciò induce il sospetto che il Salazaro non fosse mai stato in Benevento, e che scrisse della porta di bronzo del nostro Duomo, a base di quanto potette rilevare da altri scrittori che trattarono lo stesso argomento.