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compiuta rotta i nemici, uccidendone in grande copia, e tenendo dietro all’avanzo dell’esercito disfatto sino alla porta della città, che fu subito investita da più parti.
L’assedio andò per le lunghe, e gli assediati fecero impeto un giorno d’improvviso sulle bande nemiche, che erano attendate sotto le mura di Bovino; e narrasi che un greco di decantata prodezza si fece innanzi sfidando Pandolfo che d’un sol colpo l’uccise, e che questi, combattendo poi francamente coi greci, li astrinse a rinchiudersi subitamente nelle mura dell’assediata città. Ma non trascorse assai tempo che i greci, inanimati dal numero, e impazienti del lungo assedio. proruppero nuovamente contro il nemico, ma furono compiutamente rotti. Però in una terza sortita non ebbe Pandolfo egualmente prospere le sorti, imperocchè, mentre uccidendo e inseguendo i nemici si appressava a Bovino, vide muovere alla sua volta un’armata, e credendo essere la Salernitana che traesse in suo aiuto, le andò incontro con gioia; ma invece si trovò circondato da greci.
I suoi soldati a quella vista, presi da subito sgomento, si diedero a codarda fuga, e avvegnachè il principe, per incorarli a volgere la fronte, facesse prove di mirabile valore, che gli acquistarono nome di grande tra 1 suoi coetanei, non ebbe potere d’impedire quella fuga, e indurre le sgominate sue schiere a far testa, per cui, sdegnando di arrendersi, si lanciò furibondo tra le avverse schiere, sinchè stanco dal lungo combattere non gli vennero meno le forze, e allora piagato da tergo su un monte di nemici da lui trucidati cadde semivivo, e in tal modo fu condotto prigione al Patrizio Eugenio Straticò che dopo pochi giorni lo mandò a Costantinopoli. I greci resi audaci dopo un tal fatto, e liberati ormai dal loro tremendo nemico, seguirono il corso della vittoria, e federati coi napoletani, condotti da Marino figlio di Giovanni, duca di Napoli, invasero anche i confini del principato di Benevento producendo gravissimi danni agli abitanti di quei paesi.
Ma Ottone, memore dei benefici ricevuti da Pandolfo,