Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/72


— 63 —

sa di S. Lorenzo dei padri Osservanti di S. Francesco. Ma siccome la chiesa di S. Artelaide esisteva tuttora, benché resa indecente nel 1599; così mi attengo al parere del Nicastro, dell’Annecchini, e di altri cronisti, i quali affermano che ciò avvenisse o per toglierla da una chiesa divenuta indecente, dopo il terremoto del 1456, ovvero per esporla alla pubblica venerazione in luogo più cospicuo e meglio officiato, e tale era la chiesa di S. Lorenzo per le cure dei religiosi di S. Francesco.

La devozione dell’arcivescovo Orsini per la Vergine delle Grazie influì senza fallo all’incremento di quella profonda venerazione che dura ancora vivissima nel popolo beneventano verso l’antico simulacro. E fu anche i’ Orsini che fece dichiarare Maria SS. delle Grazie protettrice di Benevento, e ne ottenne la conferma dalla Santa Sede con un decreto della sacra Congregazione dei Riti. E tale devozione dei beneventani verso la Vergine delle Grazie salvò la sua chiesa dallo spoglio commesso in danno degli altri tempii nella invasione francese del 1799, perchè si volle evitare il pericolo di qualche sollevamento del popolo molto devoto a quella sacra immagine.

E allorché il Colera nel 1837 infieriva in Benevento, il nostro Consiglio comunale, ai 18 ottobre di quell’anno, deliberò che si votasse alla Vergine delle Grazie un nuovo tempio magnifico, e la rappresentanza comunale volse l’animo a studiare i modi più acconci per conseguire l’adempimento del voto. Due beneventani architetti furono invitati a presentare disegni e progetti, e, fra quattro da costoro esibiti, il Consiglio di Arte di Roma prescelse quello a croce greca, lavoro dell’ingegnere beneventano Vincenzo Coppola, la cui spesa si ritenne poter essere di ducati 85 mila.

Finalmente il dì 26 maggio del 1839 fu posta solennemente la prima pietra del sacro edifizio; e per l’assenza del nostro cardinale Arcivescovo Gio: Battista Bussi, recatosi in Roma per la canonizzazione che in quel dì stesso celebravasi di cinque beati, la funzione venne eseguita dal prelato Gioacchino Pecci, allora delegato apostolico di que-