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nevento, di cui proclamarono principe il loro vescovo Pietro, a cui Atenolfo avea affidato il governo della città. Ma, per essere stato assai scarso il numero dei rivoltosi, tornò agevole ad Atenolfo di sedare la congiura, e riaffermare il suo dominio in Benevento, e, dopo qualche anno, bramoso di gioì ia e della felicità de’ suoi sudditi, concepì il magnanimo disegno di liberare per sempre il mezzodì d’Italia dal temuto flagello dei Saraceni.

Egli strinse lega con Gregorio duca di Napoli e con gli Amalfitani, e, costrutto un ponte di barche accosto a Traetto, con un gagliardo esercito si fece sulla sponda del Garigliano a combattere i Saraceni. Ma per essere costoro ben muniti di antemurali e di valide trincee non fu possibile di abbatterne gli alloggiamenti. Però, avendo gli artefici Amalfitani composte svariate macchine, si potè riuscire a demolire gli antemurali; ma neppure dopo questo osarono i confederati penetrare nelle tende nemiche, tanta era e sì disperata la resistenza dei saraceni. E una notte che gli alleati, stanchi del lungo combattere, senza adottare alcuna precauzione, eransi dati in preda al sonno, i saraceni, che spiavano un tal momento, entrarono senza ostacolo alcuno nel campo cristiano, e vi commisero grande strage, inseguendo i loro nemici sino al descritto ponte. Quivi gli alleati fecero testa ai saraceni con molto ardire, e li astrinsero a volgere nuovamente le spalle, e rifugiarsi nelle castella, lasciando in lor mano un dovizioso bottino e gran numero di schiavi cristiani. Dopo tali fatti, Atenolfo fece pensiero che, senza nuove forze e più potenti alleati, non avrebbe potuto nutrire speranza di espugnare tutte le fortezze occupate dai saraceni, e metter fine alle loro incursioni ne’ suoi stati, e per questo li tenne a bada, attendendo le occasioni propizie per mandare in esecuzione i suoi disegni. Ma il fato volle altrimenti, poiché, mentre Atenolfo tentava di allearsi con Leone IV imperadore d’Oriente, per guerreggiare con sicurezza di successo i saraceni, che erano non meno infesti ai domini greci in Italia,