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tanti di Bari non molto se la diceano coi greci, soffiò talmente in quelle discordie, che i Baresi l’elessero a loro signore, ed egli nell’anno 884 prese possesso di Bari, e per più anni la resse con grande avvedutezza. Ma avendo udito che, durante la sua dimora in Bari, il nefando Attanasio avea depredate varie contrade di Benevento, si mosse con tre mila soldati alla volta di Capua con disegno di piombare d’improvviso sui greci e napoletani che la teneano assediata; ma costoro, che n’ebbero notizia in tempo da Dauferio beneventano, si ritrassero in Napoli, e Aione non tardò di far ritorno in Bari, che in quel tempo era aspramente combattuta da un gran numero di greci capitanati da un tal Costantino. Aione venuto francamente alle prese coll’oste greca, attelata sotto le mura di Bari, la pose in rotta, uccidendo gran copia di nemici; però mentre, reputandosi vincitore, non si guardava da novello assalto, sopravvenne con molta mano di armati Costantino, che erasi tenuto in disparte sin dal principio della battaglia. Aione, colto alla sprovveduta, fu totalmente disfatto, e appena gli avanzò tempo di rinchiudersi con pochi suoi fidi entro le mura di Bari, ove ebbe a sostenere l’assalto dei greci. Aione non potendo con le sole sue forze tirare a lungo la difesa della città, dopo aver resa Bari con patti assai onorevoli, tornò in Benevento il cui dominio gli era stato in quel frattempo poco men che tolto da Guido duca di Spoleto. Egli in poco tempo diede buono assetto alle cose del principato, ma non andò molto che nuovi mali travagliarono i suoi stati, poiché i greci, che aveano stanza sulla diritta sponda del Garigliano, venuti in lega con Attanasio signore di Napoli, corsero da vincitori tutto quel tratto di paese che giace tra Benevento e Roma, e tuttoché Aione li avesse più volte combattuti con vantaggio non gli venne mai dato di vincerli compiutamente. E però, agognando di metter fine alle loro assidue escursioni nel mezzodì d’Italia, entrò in lega con altri signori, e specialmente col celebre Bertario abate di Montecassino, il quale, dopo avere assembrato numerosi vassalli da frate si trasformò in guerriero, e mescolatosi in tutti i fatti