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il suo unigenito Sicone, a cui, attesa la minore età, gli fu d’uopo assegnare un tutore di sua fiducia.

In questo il conte di Capua, il quale erasi dichiarato ligio al principe di Salerno, gli negò ubbidienza, e si rese indipendente da Salerno e da Benevento, estendendo a settentrione sino a Sora ed Arpino la sua contea, che a mezzogiorno confinava col ducato di Napoli. E per tal modo, sullo scorcio del secolo nono, il potente e floridissimo principato di Benevento si divise in tre stati discordi e tributarii ai re di Francia.

Dopo cotale divisione nuovi mali ebbero a contristare quelle misere contrade, poichè essendo invalso il sistema di dividere tra i figli i Gastaldati ed i contadi, sorsero in ciascuna provincia più contadi, e crebbe per conseguenza anche il numero dei scudi, locchè diede alimento a nuove guerre civili.

In tale avvicendarsi di avvenimenti e repentina mutazione di stati, Radelchi passò nella tomba col rimorso di aver causata la funesta ed irreparabile divisione del famoso ducato di Benevento, e i cittadini, e la consorte Caretrude, che gli avea partoriti ben dodici figli, gli eressero un mirabile mausoleo ad attestare il loro dolore per la prematura sua fine, dolore non mentito, poichè Radelchi non mancò di sudditi a lui devotissimi, e ai molti e gravi suoi errori congiunse una splendidezza senza esempio, da emulare in questo i più fastosi monarchi.

Gli successe nel principato Radelgario,suo primogenito, il quale, oltre all’esser prode, avea l’animo informato alle più care virtù cittadine, perlocchè riuscì bene accetto al popolo, ma fu assai breve il suo governo, poichè trapassò senza prole nell’anno 852, e i beneventani elessero a suo successore il fratello Adelchi o Adelgiso, principe anch’egli di morigerati costumi, e dotato di rara cortesia, il quale fu anche assai beneviso dai cittadini.

Ma contuttochè Adelgiso ponesse ogni cura nei primi anni del suo governo a sopire ogni discordia, e acquistarsi la benevolenza dei suoi sudditi, nuovi e maggiori