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a filo di spada quasi tutti i saraceni, e condannò nel capo il loro duce Massar, e poi, interponendo la sua mediazione tra i due principi contendenti, li costrinse loro malgrado a rimettere in lui ogni questione, e, ricevuto dai due principi il giuramento di fedeltà ed ubbidienza, come re della Lombardia, divise in due stati l’antico ducato di Benevento e tornò glorioso in Pavia.

Tale divisione ebbe luogo nell’anno 851: a Radelchi toccò Benevento, e quanto dalla valle caudina si estende sino all’ultimo lembo delle Puglie, e al principe Siconolfo fu assegnata la parte meridionale del principato di Benevento, che conteneva i Gastaldati di Taranto, Latiniano, Cassano, Cosenza Laino, Lucania, Consa, Montella, Rota, Salerno, Sarno, Cimitino, Furcolo, Capua, Teano, Sora, e la metà di quello di Acerenza. Il termine poi di confine del territorio di Benevento da quello di Capua fu il sito denominato S. Angelo ad cerros, che rasentava la terra di Montevergine. E, come segno di confine in tal luogo, fu eretta una colonna terminale, di cui una faccia del capitello ritraeva due guerrieri a cavallo con le lance in resta in atto di combattere, con che alludevasi alla lunga guerra civile tra i due rivali, e nell’altra faccia erano scolpiti due Ippogrifi, che bevevano simultaneamente alla medesima tazza, simbolo della pace succeduta alle antiche discordie.

Il luogo poi appellato ad peregrinos fu disegnato come limite tra Benevento e Consa, e la linea di divisione fu segnata a Stafilo. In tal guisa a Benevento avanzò la parte boreale che terminava nel mare adriatico, e la meridionale toccò a Siconolfo, e Salerno, come città munita di fortificazioni, fu prescelta stabilmente a sede del principe. Questi due stati adunque, in tal modo divisi, dipesero dagli imperadori di occidente, i quali, come re d’Italia, vi esercitarono quei dritti sovrani che per lo innanzi furono sempre ad essi contesi dai longobardi.

Siconolfo non potè dare stabile ordinamento alle cose del suo principato, poichè morì nell’anno 855, e gli successe