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tutti i suoi sudditi riteneano che le loro colpe avessero attirata l’ira di Dio sulla loro povera patria.

In quel tempo i saraceni, che pochi anni innanzi avean tolto ai greci la Sicilia, circuendo con molti navili la terra d’Otranto, occuparono Brindisi. Sicardo trasse ivi prontamente con molta mano di soldati, e vi pugnò da prode; però essendo caduti inavvedutamente moltissimi dei suoi guerrieri, come intervenne al misero Aione, in quelle ampie fosse che soleano cavare in guerra i Saraceni innanzi le loro trincee, e coprire con molta cura a fior di terra, egli fu astretto, suo malgrado, a far ritorno in Benevento per allestire un nuovo e più numeroso esercito. Ma i saraceni, che per essere impari di numero, non osavano tener testa alle schiere di Sicardo, dopo di avere appiccato l’incendio alla città di Brindisi, fecero vela per la Sicilia, col pensiero d’invadere il principato in più fausta occasione.

In quella Sicardo, avendo avuto sentore di certe contese insorte tra gli Amalfitani e i Salernitani, seppe con le sue arti abbindolare in guisa i primi da indurli a recarsi in gran numero in Salerno, e poscia, senza frapporre alcuno indugio, fu come un fulmine sopra Amalfi, rimasta sprovveduta del fiore dei suoi guerrieri, e dopo averla messa a sacco, ne menò gli abitatori a Salerno ed a Benevento, ove fece anche trasferire il corpo della S. Vergine Trifoniana. E, non pago di ciò, mise l’assedio alla città di Salerno, ma indi a poco, lasciando a mezzo l’impresa, tornò in Benevento, e questa sua mutata risoluzione è, come al solito, spiegata per un prodigio dagli scrittori ecclesiastici delle geste dei longobardi.

Dopo un tal fatto avendo appreso Sicardo che altri eserciti saraceni, cupidi di signoreggiare l’Italia, erano approdati in Sicilia, a scongiurare un tanto pericolo, contrasse alleanza col possente Bonifacio conte di Corsica, ed entrambi, passato il mare, furono in Africa con poderosa armata, e sottrassero alla Signoria dei Mori l’intera isola di Lipari, mettendoli compiutamente in rotta in quattro grandi battaglie campali, per cui i mori richiamarono per la propria