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sai numerosa fazione, la quale prese con grande ardire a caldeggiare la elezione del figlio d’Ermenrico, cittadino beneventano addetto all’ufficio di tesoriere del defunto principe; per aver dato nell’ultimo assedio di Benevento le più segnalate prove di valore, mostrandosi in ogni occasione il più gagliardo ed audace tra i cavalieri di quel tempo, e perchè erasi sempre dichiarato avverso agli emuli Salernitani e Consani. In quell’acre contesa prevalse la fazione dei beneventani, e fu eletto principe il loro candidato, il quale assunse il nome di Grimoaldo IV.

L’anonimo Salernitano ed altri cronisti narrano che appena Grimoaldo IV prese a reggere Benevento si ruppe nuovamente la guerra contro la Francia, per cui un esercito francese devastò diverse contrade, e che, tenutosi in Benevento consiglio di guerra, si propose di mettere a partito se fosse stato più condicevole di render tributario della Francia il principato di Benevento, o per lo contrario di continuare la guerra. Il Gastaldo Maione fu il primo a sostenere l’opportunità del tributo, il quale, come egli asseriva, per la prosperità dello Stato non sarebbe parso grave ai cittadini; ma prevalse invece il magnanimo consiglio di Ransore conte di Consa, il quale stimò doversi anteporre con animo sicuro alla ignominia del tributo qualunque maggior danno che potesse soprastare ai cittadini, e lo stesso disfacimento del principato.

Si venne quindi a giornata campale, e, stando gli eserciti l’uno a fronte dell’altro, un francese — venuto in grande ardire per qualche favorevole successo riportato in piccole scaramucce — ebbe vaghezza di combattere corpo a corpo con Ransore, che si giudicava da tutti essere il più valoroso guerriero dell’armata di Grimoaldo, e lo mandò per un suo donzello a sfidare; ma fu assai male avventurato in quell’impresa, poichè al primo scontro vi lasciò miseramente la vita. Un tal fatto inanimò i longobardi, ed indi a poco, venutosi da ambo le parti alle mani, i francesi furono posti in rotta, e gran numero di essi perirono sul campo. Ma il contento d’una tale vittoria fu amareggiata dalla morte del prode Ransore, che