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Italiae, ita sii mihiet Grimoaldus. E si ha che a tali proposte Grimoaldo soleva rispondere:

«Liber et ingenuus sum natus utroque parente:
«Semper ero liber, credo, tuente Deo».

Ed è opinione degli storici che a una tale risposta preso dalla collera Pipino, mettesse da parte qualsivoglia pensiero di pace e di accordo, e niente trascurasse per debellare compiutamente il principe Grimoaldo.

Pipino si tenea sicuro che a lungo andare avrebbe riportato la palma sul suo emulo, confidando nel numero e nella nota bravura delle sue truppe. Ma Grimoaldo dall’altro canto non rimetteva punto della sua costanza, poichè molta fiducia riponeva nelle sue ben munite città, e nell’antico amore per la indipendenza che nutrirono sempre in ogni epoca le popolazioni dell’antico Sannio. E affinchè maggiormente spiccasse il suo valore, e per dare animo alle sue truppe, ostentava di tenere a vile gli eserciti francesi, la qual cosa non è a dire se contribuisse efficacemente a rinfocolare gli sdegni di Pipino, e a confermarlo sempre più nei suoi propositi di vendetta.

Ma ciò nonostante non venne fatto a Pipino di soggiogare il principato di Benevento, e non debbo trasandare che anche la fortuna parve assecondasse le speranze di Grimoaldo; imperocchè più di una stata infierì la peste sì fattamente nelle truppe francesi da essere astretto Pipino a levare 1 assedio e far ritorno, simile a un vinto, ai suoi stati.

Grimoaldo uscì di vita a Salerno nel 2 febbraio 806 con indicibile cordoglio del suo popolo, e la sua perdita prematura riuscì assai dannosa al principato. Tutti gli scrittori furono concordi nel tessere le lodi di questo modello di principe e di cittadino, degno emulo delle preclari virtù del suo padre Arechi. Egli fu di raro senno ed accorgimento, assai strenuo guerriero, e il solo per avventura dei principi beneventani a cui neanche gli storici stranieri si mostrano avari di lode, per avere combattuto più volte con fausto