Pagina:Isernia - Istoria di Benevento II.djvu/33


– 24 –

spugnarla, combattendola con tanto accorgimento e sapienza di guerra che in poco tempo l’ebbe in suo potere con tutto il numeroso presidio francese, e facendo prigioniero lo stesso Guinigiso duca di Spoleto. (Erchemperto, Eginardo). E per tal modo col solo riacquisto di Lucera l’accorto Grimoaldo rendette vane tutte le imprese del re Pipino; benché non fosse riuscito di stornare il prigioniero Guinigiso dalla giurata fedeltà al re d’Italia, e indurlo a tentare di liberarsi dal giogo francese e di ridonare ai suoi stati la primiera indipendenza.

Non si legge negli storici che la guerra tra Pipino e Grimoaldo fosse continuata nel resto di quell’anno, sicché inchino a credere che, dopo la presa di Lucera, si prolungasse di molto la tregua, durante la quale al prigioniero Guinigiso duca di Spoleto fu resa la libertà dal principe Grimoaldo. (Eginardo, Annalista Salernitano).

Non trascorse per altro assai tempo che Pipino con un esercito molto più numeroso apri la terza campagna contro Grimoaldo, e, dopo alcuni fatti d’armi di lieve importanza, pose nuovamente l’assedio a Lucera, e per vincerne la resistenza mise in opera tutte le arti di guerra note in quei tempi. Grimoaldo difese strenuamente la città, non trasandando alcun mezzo per impedirne la resa; ma tuttavia Lucera, dopo mirabili sforzi, fu presa d’assalto, e Pipino, imitando a sua volta la generosità usata da Grimoaldo al duca di Spoleto, mandò libero l'intero presidio. Grimoaldo, dolente per l’insuccesso dell’impresa, sebbene non perduto d’animo, tornò in Benevento, risoluto di non tollerare la signoria straniera.

La guerra tra Pipino e Grimoaldo continuò a più riprese con diversa vicenda, e in tutto quel tempo il principato di Benevento fu contristato da continue calamità.

Egli è ritenuto dai più accurati storici che, nelle intramesse tra una campagna e l’altra, Pipino di tempo in tempo spediva un legato a Grimoaldo cori questa intimazione: Volo quidem et ita potenter disponere cogor, ut sicuti Arichis, genitor illius, subiectus fuit quondam Desiderio Regi