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i suoi disegni contro il principato di Benevento, affidò la più eletta parte del suo esercito al figlio Pipino e a Virginio duca di Spoleto, commettendo ad amendue di stringere d’ogni parte Grimoaldo, e chiudergli ogni via di scampo; e ad essi poco dopo si aggiunse l’altro figlio di Carlo Magno, Ludovico re dell’Aquitania.

Pipino era giovine d’anni, di spiriti irrequieti, e assai proclive alle armi, e oltre a ciò portava odio profondo a Grimoaldo, sì per aver fatto contro di esso le prime armi, e sì perchè, avido di gloria, ambiva di oscurarne la fama col renderlo tributario della Francia.

Ma Grimoaldo, non punto sfiduciato di dovere da solo combattere contro le numerose schiere de’ Franchi, apparecchiò la maggiore armata che potette, non trasandando alcuna cosa che avesse potuto maggiormente assicurare la difesa dei suoi stati.

La campagna si aprì con favorevoli auspicii pei francesi, e Pipino, fatto audace per una prima rotta data ai longobardi, mandò sossopra buona parte del principato, e quindi si mosse a furia contro Benevento, ove il principe Grimoaldo erasi ridotto con numeroso presidio.

In quel memorabile assedio i franchi esaurirono tutti i possibili sforzi per espugnare la città capoluogo del principato, lusingandosi di metter fine subitamente alla guerra. Ma la città fu eroicamente difesa non solo dai soldati cittadini, ma pur anche dal principe Grimoaldo, il quale, nel fiore degli anni, e prode della persona, prendea parte a tutte le imprese, e, in ogni scaramuccia, era sempre il primo a investire i nemici, geloso che altri gli andasse innanzi nella gloria di ributtare i nemici dalle mura. E però non pago di provvedere da egregio capitano alla difesa della città, veniva spesso alle mani in campo aperto coi francesi e sempre con suo vantaggio, mantenendo in tal guisa alto; l’onore delle armi beneventane.

Tutto ciò scemava l’ardimento ai francesi, e a Pipino cominciava a venir meno la speranza della vittoria. E quando poi difettarono le vettovaglie, a Pipino cadde l’animo