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da Genova, e nel giorno 10 approdò a Marsala co’ suoi mille volontarii. Indi con una serie di prosperi combattimenti ridusse in suo potere nel corso di tre mesi l’isola intera che lo proclamò dittatore. Egli è vero che nella guerra di Sicilia non tutte le truppe napoletane e i loro condottieri combattettero con ogni sforzo gli insorti e le bande dei volontari ma ciò non fu opera di corruzione e di setta come si scrisse, ma la naturale conseguenza dell’abborrimento che moltissimi soldati ed ufficiali dell’armata reale nutrivano per una guerra fratricida, che mirava a impedire l’unità italiana, nel fine di difendere una dinastia che fu sempre propugnatrice in Europa delle idee di servitù e di regresso.
Compita con si fausto successo l’impresa della Sicilia, Garibaldi pose l’animo a sollevare le province napoletane, e nell’agosto del medesimo anno, allorchè ritenne che il momento era propizio, mandò una schiera di volontarii a modo d’avanguardia in Calabria, ed egli nel giorno 17, insieme a Bixio, si diresse a Reggio, che si arrese ai garibaldini nel dì 20 del mese. E poscia alle rivolture della Calabria successero quelle del salernitano, essendosi proclamato il governo dittatoriale in Sala, ove Garibaldi giunse nel 2 settembre, e nominò il Matina governadore della provincia.
Intanto in Napoli erasi fondato un comitato nazionale, nel fine di agevolare l’impresa di Garibaldi, e da esso prendevano norma gli altri comitati istituiti nelle provincie. I Signori Giuseppe de Marco di Paupise, impiegato nella dogana di Pontelandolfo, Filippo Iadovisio, ricevitore della stessa dogana, e Achille Iacobelli di S. Lupo, concessionario del ponte del Calore al Torello, il quale avea il comando delle Guardie Urbane del suo paesello, composero un comitato ne’ luoghi posti tra Molise e l’Avellinese, da cui propagavano il clandestino giornale Ordine, e, per mezzo dei loro agenti, le segrete deliberazioni del sebezio comitato. Questo, bramoso di sottrarre Benevento al papa, ed occuparla col consenso della maggioranza dei cittadini, se la intese con diversi liberali, e costituì un comitato composto dei Signori Salvatore Rampone, ora Consigliere di Prefettura collocato in riposo, Giaco-