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credere a mano sinistra, di essere anteposti agli altri per la maggiore antichità e splendore del loro collegio, e si continuò, per sostenere una tale pretensione, una causa già introdotta qualche secolo prima nei supremi tribunali di Roma, e che va annoverata tra le cause celebri discusse nel foro romano, per la quale si spesero ingenti somme; finché il governo ecclesiastico, non trovando altro modo per mettere di accordo le parti contendenti, ordinò che il dritto di tenere la destra nelle processioni fosse alternato tra i due collegi.

E a questi mali aggiungeasi l’abbandono dell’agricoltura — per appartenere ai luoghi pii il diretto dominio di quasi tutti i latifondi del contado di Benevento — il pericolo che sovrastava agli enfiteuti di non poter conseguire, nel caso di devoluzione, il prezzo dei miglioramenti apportati ai fondi per lungo volgere di anni; e in fine la conservazione dei fidecommessi, le quali cose non rendeano possibile qualsiasi miglioramento.

Il Municipio, privo di entrate, destituito d’ogni potere, e ridotto a una larva di ciò che era stato in tempi più remoti, se per imprendere qualche pubblico lavoro avesse tentato di sottoporre i cittadini a qualche balzello, non gli sarebbe riuscito di venirne a capo, per la povertà del popolo, e i sottilissimi lucri di tutti coloro che attendeano alle industrie, e all’esercizio delle professioni e delle arti meccaniche. E ciò per l’appunto si avverava nella popolare sommossa del 1855.

Il Comune avea stipulato l’appalto del nuovo teatro, della riattazione e vasolazione dei Corso, e di altre opere pubbliche di minor rilievo, ma giudicate dalla rappresentanza municipale indispensabili al decoro del paese, e per sopperire alla spesa erasi creduto di aggiungere agli antichi assai lievi balzelli un nuovo dazio. I commercianti, ai quali riusciva gravoso quel dazio, rifiutaronsi di pagarlo, e si ribellarono apertamente alla ordinanza municipale, per modo che si procedette alla cattura dei caporioni della sedizione: però il dì seguente il popolo trasse a levarli dal carcere, e quasi in trionfo li restituirono alle loro famiglie. Per un tal fatto fu spedito da Roma in Benevento un battaglione