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brivido come di febbre, resse qualche settimana, ma alla fine ebbe a giacersi nel letto, e dopo 17 giorni di penosa malattia d’infiammazione al petto e violentissima febbre continua, nulla giovando gli argomenti dell’arte, s’addormentò nel Signore, lasciando al mondo rari esempi di virtù, e fama di dottrina. La sua morte fu rimpianta da tutti, e preclari ingegni in Italia e fuori ne esaltarono le virtù e la dottrina.


CAPITOLO XVII.


Le pubbliche associazioni e la stampa libera in Francia aveano suscitata la rivoluzione nel luglio del 1830, e le congiure italiche, e i moti insurrezionali delle Romagne contribuirono ad avvalorare le speranze dei carbonari nel regno, i quali dopo molti inani conati di ribellione, specialmente in Napoli, accolsero nell’animo il convincimento di non poter fondare le loro speranze unicamente nel popolo, e posero tutto il loro studio a guadagnare Carlo Alberto di Savoia, stato cospiratore e carbonaro nel 1821. Ed istigati per indiretto a mettersi audacemente all’impresa di render l’Italia una e indipendente, eccitarono la rivolta nella Savoia, la quale fu repressa dallo stesso Carlo Alberto, che, ritenendo intempestivo il momento di romper guerra allo straniero, confermò i suoi trattati coll’Austria.

In tutto quel periodo di tempo non fu scarso in Benevento il numero dei carbonari.

I più influenti di essi, appartenenti a famiglie distinte, per probità, fermezza di carattere, altezza di sensi civili, e virtù di sacrifizii, potean dirsi il fiore dei liberali del mezzodì d’Italia, e da poter essere pareggiati da pochi di quelli dei tempi posteriori. Essi composero un numeroso partito, ricco di mezzi e di occulte ma potenti aderenze, e ne sia prova il seguente fatto, divenuto ornai tradizionale in Benevento.

Gennaro Lopez, mio zio materno, languiva da più mesi