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Però i giudici della Corte e Consiglio criminale erano gli stessi dei tribunali civili coll’aggiunta di altri per compiere il numero. Furono anche nominati un procuratore del principe, un avvocato ed un procuratore dei poveri, istituzione bellissima, a torto abolita ai nostri giorni, e un cancelliere. A un giudice di polizia civile e criminale spettava di dare notizia al procuratore delle accuse tra le 24 ore, e dei processi compilati tra gli otto giorni, ed il governadore determinava la competenza dei tribunali. Il procedimento dei giudizii era assai celere, e gli appelli prodotti dalle sentenze del giudice di polizia civile e penale doveano essere proposti e giudicati alla prima udienza, e gli altri prodotti contro le sentenze della corte nel termine di un mese. E insieme alle leggi penali fu anche ordinato un codice d’istruzione criminale, in cui fu statuito il modo di procedere nei giudizii penali.

Il decennio francese corse aureo pei beneventani, e l’udimmo sempre ricordare con mesto desiderio dai nostri padri. L’amministrazione della giustizia, informata a principii di equità e di eguaglianza, non avrebbe potuto essere nè più savia, nè più imparziale. La Finanza fioriva in tutto lo stato, lievi erano le imposte, floridi il commercio e le industrie, i viveri si fornivano a prezzo mite, la proprietà trovavasi sviluppata d’ogni vincolo, le vie erano sicure, e si mantenne inalterata la tranquillità dei cittadini; cosicchè la città di Benevento, sotto il regime paterno dell’ottimo governadore Beer, meno per la dipendenza dallo straniero, comune a tutta Italia, non avea altra ragione di dolersi di quello stato di cose, per cui anche i più caldi fautori ed amici della dominazione pontificia si accomodarono assai volentieri al nuovo governo.

Intanto Napoleone nel 2 febbraio 1808 invase la metropoli del mondo cristiano, e il pontefice emanò la scomunica contro l’usurpatore, dividendone la responsabilità col nostro concittadino il card. Bartolomeo Pacca, che ne avea sottoscritta la bolla, ma Bonaparte senza darsene pensiero aggiunse Roma ai domimi francesi. E, propostosi di separare