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mune, e v’intervennero l’arcivescovo, la magistratura, il Consiglio Comunale, tutti gli ufficiali civili, i comandanti della milizia, i parrochi, i capi dei conventi, le prime dignità del capitolo, ed i deputati della nobiltà. Saint-Leon era assiso su un seggio eminente, e gli era allato il generale Sachentin. Fu letto il decreto di Napoleone e il mandato di Talleyrand, e poi fu reso dagli astanti il giuramento di fedeltà, dopo di che tutti recaronsi al Duomo a cantare l’inno Ambrosiano, e a ricevere la benedizione dell’arcivescovo, e la sera ebbero luogo le consuete feste ed adulazioni. La memoria autentica di questo possesso si custodisce tuttora nel nostro archivio comunale.

Preso ch’ebbe Saint-Leon il possesso del ducato di Benevento, lo resse nella qualità di rappresentante del suo principe, che n’era l’assoluto sovrano. Furono conservate senza alterazione o aggiunzioni di sorta le stessi leggi civili e criminali adottate dal governo pontificio, e la magistratura si componea di un giudice di pace, di un tribunale di prima istanza, e di un tribunale di appello per le cause civili e penali, e di un giudice di polizia. Questi adempiva anche alle parti di accusatore pubblico, e giudicava nelle cause che diceansi di correzione, riceveva querele e compilava i processi che trasmetteva alla corte, la quale era presieduta dal procuratore del principe che rendeva giustizia. Per quanto poi concerneva la forza pubblica fu destinata in Benevento una compagnia di 30 gendarmi col capitano, ed una guardia di dodici birri col bargello; e di più una compagnia di guardie di onore composta di soli gentiluomini destinati al servizio del principe, qualora si fosse recato in Benevento. Alcuni decreti del nostro Tribunale di appello furono mandati perla revisione alla suprema corte di Napoli, ma in proceder di tempo si credette superfluo un tal ricorso e privo di utilità. Indi fu stabilita anche per Benevento una specie di suprema corte da Saint-Leon, col consenso del re di Napoli ed era composta di giudici scelti fra i consiglieri del supremo tribunale di commercio e dei sacro consiglio del regno.

Al Comune fu tolta la podestà di giudicare, ed il Con-