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mente VIII: 1. che una delle porzioni canonicali del capitolo metropolitano di Benevento si concedesse perpetuamente ai padri della compagnia di Gesù in Benevento, con questo che dovessero mantenere un teologo che leggesse la sacra scrittura nella chiesa metropolitana; 2. che si annettesse altresì stabilmente al collegio dei gesuiti l’antica Badia di S. Maria del Giglieto con tutte le sue entrate; 3. che si togliessero dalie rendite del seminario dei chierici di Benevento due. 160 e si assegnassero anche perpetuamente al predetto collegio, e son quelli stessi che il seminario in ogni anno pagava al maestro di grammatica, affinchè la insegnasse ai seminaristi, come risulta dalle lettere apostoliche spedite nel 8 decembre 1600.

Indi nel 1603 i padri della compagnia di Gesù acquistarono il palazzo della nobile famiglia de Gennaro per costruirvi il nuovo collegio, e il pontefice Clemente VIII vi annuì di buon grado. Nell’anno seguente furono erette due confraternite, una pei nobili, e l’altra sotto il titolo dell’Assunta per la gente addetta alle professioni meccaniche. Neiranno 1607, mediante la somma di ducati 21500, l’arcivescovo Arigonio acquistò dalla R. Corte di Napoli le baronie di S. Bartolomeo in Galdo e di Foiano, che assegnò ai gesuiti di Benevento, col patto che i mille scudi, che davano di entrata in ogni anno, si dovessero spendere in prima per la fabbrica della chiesa e poi del collegio. E tanti furono i beneficii largiti dal cardinale arcivescovo Arigonio al collegi) dei gesuiti di Benevento che il generale della Compagnia ne lo dichiarò fondatore.

Nel 1628 cominciò la fabbrica della nuova chiesa dei gesuiti, e la prima pietra vi fu posta con tutte le solennità di rito da Mons. Vescovo d’Isernia Girolamo Massambruno, patrizio di Benevento. Nel 1645 non pochi beneventani di ogni ceto, mossi da zelo religioso, divisarono congregarsi in un luogo per attendere uniti con più fervore ad opere di cristiana pietà, e formate le regole, le sottoposero alla autorità ecclesiastica, e ne ottennero la sanzione dall’Arcivescovo Toppa che allora reggeva la diocesi beneventana,