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l’edifizio cadeva in rovina, così ordinò Sisto IV che, durante la sua ricostruzione, il Comune contribuisse annui ducati venti pei restauri e gli ornamenti del convento.

Le monache benedettine furon poscia nell’anno 1616 dal cardinale Pompeo Arigonio arcivescovo di Benevento trasferite nel monastero di S. Vittorino, e lo stesso arcivescovo fondò nel monastero di S. Diodato l’ospitale dei religiosi di S. Giovanni di Dio, facendo obbligo a questi di ricevere ogni maniera d’infermi, ed assegnò all’istituto le entrate degli Spedali di S. Maria de’ Martiri e di S. Bartolomeo.

Fu pure antichissima la fondazione d’un convento dell’Ordine degli eremiti di S Agostino in Benevento, ma non è possibile precisarne con sicurezza l’epoca. Non ostante è indubitato che un tal convento avea già una certa nominanza nel 1366, poichè nel dì 17 gennaio di quell’anno il P. Fra Donato di Benevento, che avea stanza in quel convento, fu da Urbano V creato arcivescovo di Lepanto, e mandato nella Turchia Europea. Questo convento, non meno ampio che splendido, in cui fiorirono parecchi monaci beneventani assai chiari nelle scienze, fu scelto per propria abitazione da Maffeo Barberini chierico della Camera Apostolica, il quale fu poi eletto pontefice col nome di papa Urbano VIII. Esso fu mandato in Benevento nell’anno 1605 da Clemente VIII insieme ad Alessandro Ludovico Uditore del palazzo Apostolico, per assumere i necessarii schiarimenti intorno ai confini della città di Benevento. Dal convento di S. Agostino dipendevano quattro chiese, di cui ora non si serba alcuna memoria, e sono la chiesa di S. Andrea da Palofernis, la chiesa di S. Matteo di Porta Aurea, che era presso questa porta, la chiesa di S. Maria, e la chiesa di S. Eustachio.

S. Domenico, fondatore dell’Ordine che da lui prese il nome, si recò in Benevento intorno all’anno 1221, in cui la chiesa beneventana era retta dall’Arcivescovo Ruggiero, e potè conseguire in dono dalle monache di S. Pietro un fondo posto a breve distanza dalla città presso il ponticello, nella contrada che ora si addomanda S. Chiumento, ossia S. Clemente, per una chiesa che anticamente era ivi dedicata a