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il cardinale Serafino Cenci, uditore della Sacra Rota. Questi edificò nel Duomo il cappellone con le due statue di S. Gennaro e di S. Barbato, vescovi beneventani, e passò di vita in Roma ai 24 giugno 1740, durante il conclave di Benedetto XIV bolognese. Al Cenci successe nell’arcivescovado di Benevento il cardinale Francesco Landi di Piacenza, che migliorò il seminario, e aggiunse nuovi ornamenti alla nostra cattedrale. Ma quegli a cui dopo l’Orsini compete il nome di secondo benefattore di Benevento fu l’Arcivescovo Francesco Pacca, patrizio beneventano, prozio del celebre cardinale Bartolomeo Pacca, la cui memoria rimarrà pei suoi benefizii imperitura nella città di Benevento.

Questo insigne prelato, nato nel 1692, non fu addetto a verun pubblico ufficio, ma attese unicamente ai suoi prediletti studii, facendo tesoro di ogni maniera di cognizioni. E molte opere inedite si conservano di lui, nelle quali e gravità di dettato e copia di buona erudizione e sottigliezza e forza di argomenti sono da uomo dottissimo. Più di tutto però pose l’ingegno a investigare le memorie di questa sua patria, della quale compose un’istoria civile ed ecclesiastica intitolata: Saecula Beneventana; la quale opera è scritta in latino proprio ed elegante sì che ti pare quasi di leggere uno scrittore del secolo d’oro.

I romani pontefici, venuti in chiaro della sua dottrina e pietà cristiana, lo promossero a Referendario dell’una e dell’altra Segnatura, a votante della Segnatura di giustizia, a consultore dei sacri riti, a chierico di Camera, a Presidente della Zecca, e in ultimo ad arcivescovo di Benevento. Carlo Gazola asserisce che l’arcivescovo Francesco Pacca rifiutò l’onore della porpora, ma il chiarissimo nostro concittadino sig. Saverio Sorda, nei cenni che scrisse di Mons. Francesco Pacca, afferma invece che questi per le mene de’ suoi nemici non fu decorato della porpora di cardinale.

Ma, comunque ciò sia, è a ritenere per cosa indubitata che il non essere stato promosso a tale dignità non increbbe punto al Pacca, perchè ciò lo metteva in grado di prendersi moggior cura della sua patria.