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dere i finali accordi col principe della Riccia, col duca di Telese e con Tiberio Carafa che dimoravano in questa città.
Dopo un lungo contendere tra i congiurati, essi presero la risoluzione di suscitare la rivoluzione nella sera del 21 settembre 1701, ma per lor mala fortuna fu nel medesimo giorno svelata la congiura, e tutti, avendone avuta notizia in tempo, presero per luoghi diversi la fuga. Il principe della Riccia e D. Milizia Carafa, che con le loro squadre erano già entrati in Napoli, a mala pena riuscirono a porsi in salvo, e anzi D. Milizia Carafa era già caduto in mano dei nemici, da cui potè sottrarsi per un atto generoso della principessa della Riccia, e ricoverarsi in Benevento. Il Vicerè chiese tosto con minacce la consegna del Carafa ai beneventani, ai quali era stato inibito, con un concordato conchiuso tra la santa sede e la Spagna, di dar ricetto nella loro città ai napoletani, se rei di stato. Ma il comune, ritenendo che sarebbe parso un atto ingeneroso siffatta consegna, si appigliò al facile spediente di favorire celatamente la fuga del Carafa, il quale potè trapassare inosservato il confine del napoletano, e dopo fece dichiarare con un atto pubblico notarile, che ora si direbbe notorio, che il ribelle D. Milizia Carafa non era in Benevento.
In quel tempo si ponea in uso con troppa frequenza la pena del confine, e però accadde che i banditi, accozzati in gran numero, formarono delle bande che furono poi ingrossate dai disertori napoletani e dai facinorosi. Queste masnade, fidenti nei molti amici sparsi in tutte le parti del regno, e allettate dalla speranza dell’impunità, si diedero a scorrazzare nei dintorni di Benevento, predando per ogni dove, e commettendo ogni maniera di rapine, di stragi e di vituperi. E più volte anche tentarono di entrare nella città per saccheggiarla; e qui di leggieri si può congetturare quale sarebbe stata la confusione e lo scempio di sì nobile città, se anche per un giorno fosse venuta alle mani di sì pericolosi ribaldi. Il Comune non disconobbe la necessità di adottare le maggiori possibili precauzioni per reprimere le scorrerie dei fuorusciti nella campagna; e in ogni peggior caso mantenere