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che i pontefici di Roma si proposero sempre di far paghi i beneventani, e d’impedire che nascessero sedizioni nella città; affine di non dare occasione ai sovrani di Napoli, che a ciò furono sempre intenti, di occupare con qualche pretesto la città e aggiungerla ai loro stati. Inoltre i detti principi non fecero che momentanea dimora in Benevento, abituati com’erano al fasto e allo splendore della corte romana, e limitavansi talora ad essere rappresentati da un loro dipendente col titolo di luogotenente, di cui il comune e il governadore non si davano alcun pensiero, e per mezzo di essi soleano prendere il possesso della città. Di più questi principi non esercitarono che assai di rado atti di sovranità, come si scorge dalle pubbliche scritture di quei tempi, che si conservano diligentemente nel nostro archivio notarile, in fronte alle quali si legge il nome dei pontefici, e non mai quello dei loro nepoti; il che fa chiara prova che per essi era un fastoso titolo e non altro quello di principe di Benevento. Ma non si rimasero a questo gli abusi di quei miseri tempi, ma si trascese talora sino al ridicolo, dandosi anche a donne il governo d’una sì illustre e celebrata città. E infatti, incredibilia sed vera nel 1549 una tal Marchesa del Vasto, vedova di un governadore di Benevento, scrivea da Pavia al nostro Comune, che essendole stato conferito dal papa il governo della città, vi deputava per suo luogotenente Giovanni Andrea Crociano, giureconsulto romano 1.

  1. Siccome un tal fatto sa di strano assai, così, a stabilirne la veridicità, allegherò la lettera stessa della Marchesa da me trascritta sull’autografo che si conserva nel nostro archivio comunale.
    Mag.ti S.mi.
    Alla San.tà di N. S.re è piaciuto di farci grazia del governo di questa sua città di Benevento, come vederanno per il breve expedito, et desiderando noi che le cose della giustizia, e tutte le altre occorrenze passino di M.* et sua Beatitudine ne resti servita, et loro abbiano occasione di chiamarsene contenti, habbiamo fatto elezion di luogotenente nostro in persona del M.to Iureconsulto Gio: Antonio Crocciano gentiluomo romano, come potranno ancora vedere per la patente, et gli ne habbiamo espedita, confidando il Comune non mancare di rendere buon conto della sua administrazione, et di farsi onore. Ci è parso però dargliene avviso con que-