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Cardona, vicerè di Napoli, convennero di cooperare vicendevolmente alla cattura dei sediziosi e dei malfattori.

E dopo lunghe indagini si venne a capo nel maggio del 1516 di far prigione in Napoli il fuggiasco Ettore Sabariano, il quale fu poi, a richiesta di Leone X, trasferito in Benevento nel giorno 10 dello stesso mese. Il Sabariano sulle prime negò il reato appostogli, e perdurò nel niego anche dopo la tortura, ma poi con la minaccia di maggiori tormenti gli si strappò di bocca la fatale confessione, dopo di che fu condannato al taglio del capo, e la sentenza si eseguì in un giorno di mercato sulla piazza principale della città.

Indi il governadore de Luca, per i dritti concessogli dal concordato, si fece a chiedere agli eletti della città di Napoli la consegna di alcuni delinguenti. E poichè coloro presero tempo a risolvere, egli, fornito com’era d’animo audace, fece minaccia di levare a Napoli la così detta concessione delle farine. E a comprendere la forza di questa minaccia non debbo omettere che da tempo il frumento che la città di Napoli comprava nella Puglia riduceasi in farina a Benevento, per la comodità dei molini posti lungo le acque dei fiumi Sabato e Calore; sicchè coll’usare una tale minaccia potè conseguire felicemente l’intento. E mirando il governadore de Luca con ogni suo potere a far rifiorire la tranquillità in Benevento, interpose i suoi uffici presso Leone X, per impetrare il perdono e l’obblìo d’ogni ingiuria in favore dei complici dell’omicidio di Francesco Doto, e solo coll’assoluzione di costoro fu possibile al governadore di sedare le discordie dei cittadini.

Ma la pace non fu durevole, imperocchè varii fuggiaschi di Benevento, risedenti nel regno, ordivano delle trame in danno della lor patria. Il più audace di essi era Paolo Scaltaterra, a cui Leone X fece grazia per il ricovero dato ad Ettore Sabariano. Quel facinoroso, dichiaratosi apertamente ribelle alla Santa Sede, si fece capo di un drappello di napoletani, e accordatosi con un tal Antonio di Melfi, nepote del barone di Montefalcione, in una notte del mese di aprile del 1517, die-