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guerra tra quei due popoli, molti napoletani refugiaronsi in Benevento. Or questo repentino aumento di popolo straniero, in una città divisa da fazioni, era per mettere di nuovo a repentaglio la tranquillità recentemente acquistata, se il papa Giulio II, successore di Alessandro dopo il brevissimo pontificato di Pio III, non avesse con iterate lettere esortati i beneventani a concedere non solo ricovero ed ospitalità ai napoletani, ma a largheggiare con essi di cortesia e liberalità.

Nell’anno seguente fu nominato governadore e castellano di Benevento Marco Antonio Regino, decano della chiesa di Feltre. Questi, dopo che mandò a confine i violatori della pace, prese a compilare un processo contro De Gregorio Saullo, Bartolomeo Mascambruni, Antonio Masone e altri patrizii beneventani, per aver data malleveria pei proscritti. Un tal fatto esacerbò molto i cittadini per la tema che, posti al bando tanti illustri ottimati, fosse un’altra volta lasciata in preda la città alle intestine discordie, per lo che ne mossero gravi lagnanze al papa. E conoscendo questi che da piccoli principii sogliono soventi volte derivare gravi calamità, fece intendere al Regino che dovesse testo desistere dalla intrapresa inquisizione. Ma ciò non fu bastevole a conseguire il fine bramato, e siccome principiavano di nuovo a levare il capo gli antichi partiti, così, a comporli in pace, il pontefice mandò in Benevento nell’aprile del 1507, come governadore e castellano, Roberto Iebaldino vescovo di Civitate, il quale, con la qualità di commissario, nel luglio dell’anno precedente, erasi procacciata la benevolenza dei discordi cittadini.

A costui, che tenne il governo della città di Benevento con molta prudenza e integrità sino all’anno 1509, successe Andreoni degli Artusini di Ravenna, il quale nel 1511 fu trucidato dal patrizio Ettore Sabariano o Sabriano, uomo feroce e capo di parte, come lo appella Paolo Giovio nella vita di Leone X. Della causa di un sì atroce reato non fa menzione la istoria, ma la tradizione, che non di rado ne adempie le lacune, ha tramandato di generazione in generazione sino ai nostri giorni che l’uccisione del governado-