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di mura e di assai valide torri. Questo borgo, a cominciare dal luogo ove fu poi eretta una porta, che anche oggi si denomina Rufina, si prolungava drittamente, lungo il palazzo Arcivescovile, sino alla porta di S. Lorenzo, per modo che i monasteri di S. Modesto e di S. Maria ad Olivola rimasero inclusi nel recinto della pubblica muraglia. Ma il principe Arechi aggiunse tutto ciò che ora si vede, e fece edificare molti edificii che ingombravano tutta l’ampia pianura che dalla porta di S. Lorenzo si distende sino al Ponte Lebbrosi. E allora una gran parte di quel borgo e del luogo occupato dai nuovi edificii si disse città nuova, la quale, a quanto pare, avea principio dal Monastero di S. Modesto, e si estendeva per la contrada detta ora Triggio, sino alla porta delle Calcari, o sia delle fornaci, e in tal guisa l’antichissimo teatro rimase chiuso dentro il nuovo giro di mura disegnato dal principe Arechi, giacchè per lo innanzi esso sorgea fuori il ricinto della città, poichè siffatti edificii non soleano d’ordinario erigersi nell’abitato. Sono questi i confini meno incerti che il Borgia assegna alla città nuova di Benevento, e ci mancano sodi argomenti per dubitare della esattezza delle sue asserzioni. Ma non potè Arechi dilatare del pari la città verso mezzogiorno, poichè da quel lato essa siede sulla costa di un colle che si estende verso occidente, ed è posta a cavaliere dell’ampia valle sottostante. E quantunque il detto colle abbia poca altezza, pur tuttavia, per essere assai erto e malagevole, non vi si potrebbero levare molti edifìzii, senza vincere gravissime difficoltà. Inoltre edificò in Benevento uno splendido palagio per sua residenza, giudicato per uno dei più meravigliosi che in quei tempi fossero in Italia, di cui non rimane alcun vestigio o memoria, neanche in quanto al sito; ma che, secondo le più probabili congetture, dovea sorgere nel luogo che oggi chiamasi Piano di Corte, vuoi pei marmi, colonne e altre cose di pregio ivi rinvenute, vuoi anche perchè da antiche scritture si rileva che un tale edificio fosse posto tra la porta Somma e la chiesa di S. Sofia, ma più prossimo a questa; affine di dare comodità al principe di potersi trasferire