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nimo di riordinare le cose del regno, non appena ebbe notizia che i beneventani aveano efficacemente contribuito ai favorevoli fatti d’armi dell’armata pontificia, ordinò che fosse bloccata strettamente la città di Benevento, arrecando in tal modo indicibili danni a tutti i suoi dintorni. E quel blocco non fu tolto che allorquando nel 9 luglio del 1230 successe in S. Germano la pace tra il papa e il potente imperadore.

Ma in seguito, riardendo più sieri gli odii tra essi, Federico II trasse nella Puglia a preparare un numeroso esercito per combattere il suo implacabile nemico.

Le vicende della guerra avverse al pontefice, le conquiste di Federico e di Enzo suo figlio, e l’essere la città di Benevento d’ogni intorno circondata da terre nemiche, non furono ragioni bastanti a scemare nei cittadini l’antica fede ai Pontefici di Roma. E però si accinsero a mettere in opera tutti i loro sforzi per contendere il passo all’imperadore, il quale dalla Puglia muoveva alla volta della città di Benevento.

Federico II nutriva speranza che la città gli si sarebbe data senza colpo ferire, e per questo vedendo l’inattesa resistenza, montato in ira, ne guastò il territorio, ma i cittadini in ricambio, quasi volessero compiere una rappresaglia, gli uccisero non pochi soldati. (Cronaca di Riccardo da S. Germano).

Federico allora pose gagliardissimo assedio a Benevento, ma disperando di poterla espugnare in breve tempo per la I eroica difesa dei cittadini, cercò toglierle ogni mezzo a fornirsi di viveri, per conseguirne a lungo andare la resa. Nè al papa Gregorio, posto in dure condizioni, riuscì di dare ai beneventani altro conforto che di lettere.

Intanto, perdurando l’assedio, vi furono alcuni cittadini assai pochi in numero, che, anteponendo le ragioni dell’impero a quelle della chiesa, tramavano di consegnare Benevento a Federico. Ma adunatisi tosto in consiglio gli ottimati della città e i più autorevoli popolani, si procedette alla confisca delle possessioni dei ribelli che eransi dati alla