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sciorre il nodo – intorno al quale si affaticano le generazioni di dieci secoli — che intrecciossi in quel tempo tra la potestà civile ed ecclesiastica, e intese sempre a tal fine in tutte le vicende sì svariate della gloriosa sua vita (Mestica, Vita di Federico II di Svevia) e da ciò nacque la guerra assidua tra le due supreme potestà, il Papa e l’Imperadore.
Nel 1227 il pontefice Gregorio IX prese in tutti i modi ad incitare Federico II a imprendere celeramente la disegnata conquista di Palestina; e siccome l’imperadore coglieva ora un pretesto, ora un altro per protrarre a lungo quella impresa, da cui non impromettevasi alcun vantaggio; così l’irato pontefice nel settembre del medesimo anno lo dichiarò incorso nella scomunica.
Federico II, trovandosi allora a mal partito, deputò alla Corte pontificia il rinomato giureconsulto Roffredo Epifanio di Benevento, il quale non valse a indurre Gregorio IX a rivocare l’anatema che scioglieva i popoli dall’ubbidienza dell’imperadore, per cui questi si appigliò all’unico spediente che gli avanzava, cioè di sommuovere contro di esso il Senato e il popolo romano, e poscia fece vela per Terra Santa, lasciando al governo del regno Rinaldo Duca I di Spoleto.
Costui, abborrendo il papa, prese a devastare le terre pontificie, sicché Gregorio IX, dopo aver tentato inutilmente di rimuoverlo dal suo proponimento con la scomunica, gli spedì contro il cardinale Giovanni della Colonna e Giovanni re, di Gerusalemme con buona mano di armati. E per tal modo Gregorio riacquistò buona parte dell’antico dominio della chiesa con varie terre in Puglia e nelle adiacenze di Benevento.
I beneventani che in quelle ostinate lotte tra la Chiesa e lo Stato tennero sempre per i papi, all’annunzio dei prosperi successi delle truppe pontificie, usciti dalla città, assalirono audacemente i nemici, e ne passarono molti a filo di spada, e fu per questo appunto che poco dopo ebbero a sopportare tutto il peso della vendetta di Federico. Questi nel 1229 fece ritorno in Italia, e volgendo nell’a-