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di aver narrate le vicende politiche di Roma e dei romani pontefici con assai diligenza, seguendo con rigore l’ordine dei tempi in cui si verificarono, comecchè il Falcone non adoperi la comune epoca del giorno primo di gennaio, ma per lo contrario l’altra del mese di marzo, dal quale per lo più dà principio agli anni della sua cronaca. Ma sebbene il Falcone prenda a noverare la maggior parte degli anni dal mese di marzo, pur tuttavolta non si tiene alla stretta osservanza dell’epoca ab incarnatione dei XXV di detto mese, come fu sempre in uso dalla Cancelleria apostolica; imperocchè non ammise un certo principio del nuovo anno, che per lo più incomincia a questo modo: Anno 1112 VI Indictionis mense martio etc, e anche perchè talora enumera gli anni dal giorno 14, e dal 15, e altresì dal giorno 2 del medesimo mese di marzo. Laonde è incerto se il Falcone seguisse l’epoca dell’incarnazione, o si veramente l’altra a Nativitate ossia a Circumcisione, come si nota nelle più antiche scritture beneventane. E la medesima incertezza si rileva in alcune indizioni della sua cronaca, abbenchè sembri a prima vista che esso si conformi in ciò all’usanza dei papi e di altri, distinguendole dalle Calende di gennaio.

La sua fama di scrittore in un’età tanto povera di studii storici salì man mano nei secoli posteriori, ed ora non si dubita da alcuno che il Falcone, come cronista, meriti di essere annoverato tra i più chiari ingegni de’ suoi tempi.

E in prova che una tale opinione non debba ritenersi esagerata riportiamo le seguenti parole dei moderno storico il Gregorovius, il quale, in un suo recentissimo lavoro di ricerche storiche su alcune città del mezzodì d’Italia, scrive: «La storiografia in Benevento è rappresentata da alcuni cronisti, da un anonimo, il quale scrisse la breve cronaca del chiostro di S. Sofia, e dal notaro Falcone, che nel XII secolo compose una cronaca di grande pregio e valore,»