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secolo XII. Costoro si consigliavano a vicenda in ogni cosa di rilievo, e poi divisavano ciò che più importava di eseguire e secondo i cronisti di quel tempo, alcun divario non si scerneva tra loro, salvo che l’uno si addomandava Rettore e l’altro Reggente.

Stefano Sculdascio premorì a Dacomario, e a questi, morto nel 1097, successe il figlio Anzone, nominato a tal carica da Urbano II, per i distinti meriti del padre. Ma Anzone non ritraeva punto dell’indole del genitore, e però, avido di Signoria, assunse da sè il titolo di principe, ritenendosi arbitro dello Stato di Benevento. Ma il pontefice Pasquale II, essendosi recato in Melfi, nell’ottobre dell’anno 1100, per celebrare un concilio, lanciò ivi in quell’occasione l’anatema contro tutti coloro che in Benevento eransi dichiarati fautori di Anzone, per modo che molti beneventani proposero a Rettore un tal Landolfo Borrello, donde nacquero naturalmente dissenzioni e gare civili.

Il papa, sotto colore di convocare un generale concilio, trasse in Benevento il 2 dicembre 1112, e fatti chiamase i più cospicui cittadini, volle intendere da essi minutamente il tutto, e, certificato dei capi della congiura, e degli autori degli accaduti disordini, fece punire i delinquenti con sentenza del magistrato che allora teneva giustizia in Benevento, e solo a Landolfo Borrello fu dato di sottrarsi alla meritata pena, rifugiandosi presso i Normanni. E quindi il pontefice, prima di far ritorno in Roma, elesse a Contestabile nel marzo dell’anno 1113 Landolfo della Greca, patrizio beneventano, uomo d’animo grande e di sottile ingegno, il quale pose ogni studio a fiaccare l’orgoglio dei Normanni, i quali stavano all’erta per cogliere un’occasione o pretesto affine di occupare di nuovo Benevento.

Un potente normanno, per nome Roberto, avea edificata nel monte Sableta una saldissima rocca, e circondatosi d’uomini di mal affare, assuefatti a ogni maniera di rapine e di efferatezze, apportava gravi danni ai beneventani, infestando i dintorni della città, e occupandone molte terre; e non pago di ciò derubava e uccideva spietatamente i forestieri. Il papa