Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
— 84 — |
sero in Benevento la seconda colonia, ne mandassero in bando i nativi abitatori; ma una tale asserzione è contraddetta dall’amore che i beneventani portarono sempre ad Augusto, e dall’avere eretto in suo onore un magnifico tempio che fu detto il Cesario, di cui ignorasi anche il sito, per attestargli la riconoscenza che la città gli serbava pei conseguiti beneficii. Carlo Sigonio ci fa fede che Augusto non si limitò a mandare una nuova colonia in Benevento, ma le concesse eziandio molti magistrati. E anzi il mio concittadino Alfonso de Blasio sostenne che a un tal Lucio Munatio Planco fu concesso di ripartire equamente tra i coloni il terreno del contado beneventano. E che in Benevento fosse stata destinata una colonia ai tempi di Augusto si desume da una iscrizione che si legge sul pavimento della porta maggiore di S. Domenico, e che, sebbene sia ora quasi cancellata, fu tuttavia riportata nella sua interezza dal de Blasio e da Giordano Nicastro nelle loro inedite scritture.
Augusto, finchè gli durò la vita, ebbe carissima la colonia beneventana, e non ignorasi che mentre si recava ad accompagnare fino a Benevento Tiberio, che traeva nell’Illiria per assicurarvi la pace, fu preso da quel morbo letale che indi a poco il trasse a morte nella prossima città di Nola. Gli uomini più famosi che fiorirono in Roma al tempo di Augusto ebbero più volte occasione di visitare Benevento, e Orazio vi traeva sovente a trascorrere delle ore liete in casa di un suo intimo amico che egli chiamava ospite sedulo, e che il Desjardins trasformava in un oste, hotelier, e in una di quelle frequenti sue gite gl’intervenne il sinistro accidente di che fa parola nei seguenti lepidi versi, che si leggono in uno de’ suoi sermoni:
. . . . a Benevento . . . «Dirigiamo il cammin. Qui mentre l’oste |