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CAPITOLO VI.


Non appena il popolo romano ebbe dichiarata la guerra ai Sanniti, entrarono in campagna i due consoli Valerio Corvo, o, secondo alcuni storici, Corvino, e Aulo Cornelio Cosso con due eserciti assai poderosi. Il primo di essi invase la Campania per combattere i Sanniti sparsi tra il Volturno e il golfo di Partenope, e l’altro, cui era affidata la difesa di Capua, e che dovea inoltrarsi nel cuore del Sannio, si attendò sulle alture del monte Marsico presso Saticula1.

Il console Valerio, il più strenuo guerriero di quei tempi, tentò sulle prime i Sanniti in varie scaramucce per saggiarne le forze, e, allorchè tenne probabile la vittoria, non si stette di sfidare il nemico a campale giornata sul monte Gauro presso Cuma. Ma quantunque i Romani dessero dentro le schiere nemiche con impeto irresistibile, non perciò rincularono i Sanniti, e per più ore contesero con egual valore il terreno ai Romani. Cadeva intanto il giorno, e malgrado la stanchezza dei combattenti, la pugna fervea con eguale successo tra i due eserciti, allorchè i Romani niente disanimati dopo tante prove, e come vinti da cieco furore, si lanciarono furibondi contro i Sanniti, avendo risoluto di vincere o di morire in quella decisiva battaglia. E i Sanniti, colti a tal vista da subito sgomento, si volsero in fuga lungo la via che da Capua adduce a Nola. E tosto dopo una sì gloriosa e disputata vittoria Valerio si mosse alla volta di Capua, e tutti i Campani uscirono giubilanti ad incontrarlo, e a congratularsi della riportata vittoria.

In quella l’altro console Cornelio Cosso, inoltrandosi senza sicure scorte nell’interno del Sannio, ebbe ad incorrere in un assai grave pericolo. Imperocchè, come pervenne negli ardui passi dell’Appennino fra Saticula e Benevento, fu circondato d’ogni intorno da numerose schiere Sannite, che

  1. Saticula, città della Campania, è probabile che sia l’odierna Caserta.