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Non è perciò a stupire se gli Etruschi i quali, in tanto tralignare di costumi, aveano messa in non cale la disciplina militare, non seppero contendere la conquista della Campania a una mano di audaci Sanniti. Costoro, resi più ardimentosi dal fausto successo delle loro armi, proposero agli Etruschi di convivere insieme nella Campania come un medesimo popolo. E questi, che erano vogliosi di stabilire qualche accordo coi loro temuti vicini, annuirono di buon grado alla proposta, e li accolsero nelle loro terre come coloni e compagni. Allora si vide, strano spettacolo, due popoli cotanto diversi di costumi, deposto ogni odio, far dimora e convivere insieme sulle medesime terre, che poc’anzi erano state bagnate del loro sangue.

Per tal modo i Sanniti, senza niente ritrarre delle usanze degli Etruschi, e senza punto mescolarsi con un popolo già per metà debellato, presero a convivere con essi nel modo che i Franchi molti secoli dopo viveano con gli Italiani, allorchè Carlo Magno superate le Chiuse, pose fine al regno de’ longobardi in Italia.

«Dividon i servi, dividon gli armenti,
Si posano insieme sui campi cruenti
D’un volgo disperso che nome non ha.»

(Manzoni).

Intanto gli Etruschi signoreggiavano nella città di Capua, metropoli della Campania Felice, città da essi edificata, e alla quale diedero il nome di Volturno (Attellis); ed aveano avuto cura di non accogliervi in copia i coloni Sanniti. Ma questi, oltremodo cupidi di rendersi esclusivi signori della opulenta e voluttuosa Volturno, la quale era forse la prima città d’Italia, ordirono una esecranda congiura, per trucidare in una sola notte tutti gli Etruschi che dimoravano in Volturno. E per mettere in atto il loro inumano disegno, senza che nulla ne trapelassero gli Etruschi, si avvalsero di un fiero giuramento emesso con un rito atroce, che trovasi minutamente descritto nelle istorie del Niebhur.