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consegnare al papa le città per le quali si combatteva, e Pipino che dubitava della sua fede, deputò Fulrado, abate di S. Dionigi, a far eseguire in sua presenza la restituzione al pontefice delle città occupate; di che Astolfo, vedendo dileguate tutte le sue speranze, prese tanto dolore che ne morì. (756).

Il ducato di Benevento fu probabilmente, durante il governo di Liutprando, ridotto a una più visibile dipendenza dal regno, e ciò si suppone non solo per avere Benevento mandate alcune truppe in aiuto di Astolfo alla malaugurata impresa di Roma, dalla quale non potea derivarle alcun vantaggio, ma anche perchè in una causa di gran rilievo, discussa in quel tempo in Benevento, fu prodotto appello al re che emise la finale sentenza.

Liutprando che, appena eletto duca, aveva acconsentito che, attesa la sua età minore, la madre moderasse la cosa pubblica, cominciò solo dal 756 a reggere da sè lo stato; ma pare che assai presto si desse interamente in balia del suo antico educatore Giovanni, dal quale, in verità, fu sovvenuto di saggi consigli, ed esortato sempre a nobili imprese.

Ma la morte di Astolfo, e le interne agitazioni che ne seguirono, infusero ben tosto nell’animo suo il desiderio di frangere qualsiasi legame di dipendenza dal reame longobardo. Fu allora che Desiderio duca della Tuscia tentò di ascendere al trono longobardo, ma gli si levò contro il monaco Rachi che dalla solitudine del suo convento si mostrò nuovamente cupido del regno; e, riprese le insegne reali, trovò molto favore appo i grandi longobardi. Se non che Desiderio usò l’astuzia, e seppe accortamente rendersi favorevole il pontefice col promettergli che, se lo avesse aiutato a torgli dinanzi quell’ostacolo, gli avrebbe restituite tutte le città toltegli da Astolfo, e che, non ostante le promesse, non erano state mai rendute.

Stefano III accettò la profferta, e spedì il prete Stefano con lettere a tutti i principali longobardi, ammonendoli di dover riconoscere per loro re Desiderio, poiché un frate non poteva essere eletto re, e ingiunse a costui di riprendere il