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moglie la sorella Isaura, sottomesso a Liutprando, ma in seguito, per causa ignota, gli si era nuovamente dichiarato nemico, aspirando alla indipendenza. Liutprando allora si accampò sotto Spoleto, e ciò accadde probabilmente nel 738, e il ducato ne andò sossopra. Trasimondo prese la fuga, e gli fu sostituito Uderico, e Liutprando chiese al pontefice la consegna del ribelle, il quale erasi refugiato in Roma, ma gli fu dinegata. E per questo, mal sapendo reprimere l’ira, Liutprando invase di nuovo le terre romane, e conquistò in poco d’ora le città di Ameria, Orta, e Brera, e per conseguenza tutto l’esteso lembo di terra, che sino a quel tempo era servito di veicolo di unione tra Roma e le provincie greche, e neppure si tenne a tanto, ma all’Est interruppe la comunicazione tra la Tuscia e Spoleto, e devastò interamente i dintorni di Roma. Il pontefice, avvedendosi che pericolava lo stato, s’ingegnò di contrarre alleanza coi principi franchi, avversi sempre ai longobardi, e mandò al celebre Carlo Martello, insieme a ricchi doni, anche le chiavi della tomba di S. Pietro, nominandolo protettore della romana chiesa; ma le sue reiterate preghiere, per invocarne l’aiuto, non pare che produssero altro effetto, se non d’infondere un certo sgomento nell’animo di Liutprando, che indi a poco si tolse dal disegno di cingere d’assedio Roma e fece ritorno a’ suoi stati.

In quel tempo, cioè sullo scorcio dell’anno 739, sembra che passasse di vita il duca Gregorio, e allora assai visibilmente si manifestò nel ducato di Benevento la tendenza di serbarsi estranei ai casi prosperi o avversi del reame longobardo tendenza resa ornai tradizionale per la lunga autonomia del ducato, a cui niuno osò mai di attentare prima di Liutprando.


CAPITOLO VI.


Fu perciò che il popolo beneventano, aspirando ad una completa indipendenza, non attese che il re Liutprando nominasse