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eroica difesa, o infine per cause che non è possibile di accertare.

Dopo l’assedio di Sorrento, Radoaldo ripigliò con varia vicenda le ostilità contro le città greche, non ancora sottoposte alla sua dominazione, e senza dubbio, perdurando in cotale proponimento, gli sarebbe riuscito facile di attingere la meta, se più a lungo gli fosse bastata la vita.

Che il duca Rodoaldo, nel breve suo regno, vivesse in buono accordo col re d’Italia lo ignoriamo del tutto; e solo è ritenuto come cosa probabile da molti scrittori, non escluso il vivente Hirsck, che egli prendesse parte coi beneventani alla grande assemblea di Stato che si tenne in Pavia nel 643, e nella quale il re Rotari — «dopo il parere de’ grandi dignitarii, e col consentimento del popolo, che trasse ivi in gran numero e con molto apparato— diede in luce il suo celebre editto. Ma non è chiaro se esso fu introdotto e messo in vigore anche in Benevento in quei primi tempi.

Radoaldo passò di vita nell’anno 647, come affermano i più accurati storici in materia di cronologia, e gli successe il fratello Grimoaldo, quello stesso che dopo tre lustri fu assunto al regno d’Italia.


CAPITOLO III.


Grimoaldo era giovane assai prestante della persona e di alto animo, ed ebbe fama di valoroso sin da giovinetto per i fatti che prendo a narrare.

Il territorio del Friuli era stato invaso dal Cahan degli Unni. Il duca Gisulfo, valente guerriero e degno nepote di Alboino, quantunque si fosse veduto di troppo impari di forze al nemico, e colto alla sprovveduta, pur tuttavia, raggranellati alla meglio i suoi longobardi, trasse ardito a combattere gli invasori; ma, sopraffatto dal numero, dopo prodigi di valore, perì da magnanimo con quasi tutti i suoi guerrieri.