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teneano pei greci. Però non mancano scrittori, i quali opinano che Radoaldo, essendo stato assunto al governo di Benevento senza l’assenso del re d’Italia, di cui ignoravasi ancora la volontà, avesse giudicato conveniente di non desistere dagli apparecchi bellicosi per conseguire più agevolmente di essere riconosciuto dal re. Ma, che che sia di ciò, egli è indubitato che questo duca fu assai prode della persona, e peritissimo nelle cose di guerra, per modo che, ad onta del suo brevissimo governo, seppe acquistarsi bella fama di valoroso nell’istoria.

Radoaldo, appena vide confermata la sua elezione, divisò di compiere la conquista dell’intera Campania, e, investitala da più parti, dalle città marittime in fuori, l’ebbe tutta in suo potere, e l’aggiunse alla duchea di Benevento. Ma tra le sue imprese la più nota, dopo la splendida vittoria riportata contro gli schiavoni, si fu l’assedio di Sorrento intorno a cui si travagliò lungamente con una numerosa armata, riducendo la città in tale condizione, che i miseri abitanti, sconfortati di potere più a lungo difenderla, scesero agli accordi, e si sarebbero arresi a discrezione; senonchè il vescovo Agapito, uomo di grande animo, esortò i cittadini a durare qualsiasi sacrifizio, e mettere francamente a repentaglio la vita

«Per la difesa delle patrie mura».

La leggenda religiosa di quei tempi tramandò di generazione in generazione la fama degli immensi prodigi che si sarebbero operati in quell’assedio per le preghiere del santo vescovo, ma di ciò tacciono gli storici profani, e noi crediamo invece che il petto dei cittadini deliberati di vincere o di morire sia stato sempre il più invincibile baluardo contro qualsivoglia oste nemica. Ed è notevole che dagli scrittori ecclesiastici furono sempre attribuite a qualche miracolo tutte le imprese riuscite a bene o fallite dei duchi longobardi. Ma comunque vada la cosa, Radoaldo si tolse da quell’assedio dopo alcuni mesi, o perchè stupito d’una sì