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legittime nozze con le donne libere. In quanto alla divisione dei terreni spettava al sovrano una parte della proprietà rurale ed urbana degli stati sottoposti alla signoria longobarda, e gli stessi dritti sottosopra esercitavano anche i duchi nella cerchia dei loro dominii. I singoli longobardi possedevano delle terre più o meno estese, che erano coltivate dai loro schiavi, e dai prodotti dei loro beni sottraevano una parte che era divisa equamente tra gli Aldi loro assegnati.

Nè erano gran che diverse le condizioni dei beneventani, e in generale di tutti gli abitanti del ducato ai tempi di Arechi, dacché troviamo denominarsi tertiatores, cioè tributarii del terzo tutti coloro che possedevano dei beni, ai quali era inerente l’annuo tributo. Intorno all’origine del detto nome, e alle relazioni tra i due popoli, si fa parola nei due trattati conchiusi in Napoli dai due principi beneventani Arechi e Sicardo. Il primo di questi documenti, il cui originale fu compilato probabilmente nell’anno 786, ma che ci fu conservato in una dizione rifatta di epoca assai posteriore, contiene delle notizie sulla contrada Liburia, la odierna Terra di Lavoro, che per la sua ampiezza e feracità fu sempre argomento di contese tra la città di Napoli e il ducato di Benevento, e che man mano si rese, sarei per dire, una terra comune tra i due stati rivali. In quel trattato fu stabilito che tutte le terre le quali da venti anni erano state esenti da tributi, sia che appartenessero ai longobardi, sia ai napoletani, fossero divisi con equa misura tra i due popoli. A coltivare e popolare quei latifondi si acquistarono degli schiavi, dei quali una parte fu divisa, e l’altra fu considerata quale proprietà comune, e quindi in processo di tempo divennero tertiatores o censiles, cioè tributarli, con questo però che ove fossero segno alla prepotenza dei signori, e disdegnassero un tal tenore di vita, potessero a lor piacere recarsi in altre contrade.

L’altro trattato di pace compilato dal principe Sicardo in Napoli nell’anno 836 racchiude svariati chiarimenti intorno ai tertiatores. Essi vi sono denominati qui se dividunt, il che