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non potendo coi soli proprii sforzi ributtare gli iterati assalti delle poderose e agguerrite schiere nemiche.

Nel 592 Arechi collegatosi col duca di Spoleto tentò la presa di Napoli, a cui furon sempre volte le mire dei longobardi; e quella nobilissima città incorse in assai grave pericolo, non solo per lo scarso presidio, ma più ancora perchè gli fece difetto un abile e prode capitano. E senza dubbio sarebbe venuta in potere dei suoi avversarii, che erano intesi con ogni sforzo ad espugnarla, senza l’interposizione del pontefice Gregorio, da cui ebbe Napoli a riconoscere la sua salvezza. Questi vi mandò il tribuno Costantino, egregio condottiere, il quale seppe in breve tempo acquistarsi F amore e la fiducia delle soldatesche assembrate in Napoli, che da lunga pezza eransi sottratte ad ogni dipendenza; dopo di che si adoperò in modo nella difesa della città, da indurre i longobardi a togliersi all’intutto da quella impresa. Ma non andò molto che questi, bramosi di ritentare la sorte delle armi, si accamparono contro Capua, traendo ardire dalle interne sue dissenzioni, e infatti la presero d’assalto probabilmente nel 596. E fu allora che il pontefice ruppe in alti lamenti per le misere condizioni della Campania, mandando assai denaro per il riscatto dei prigionieri, e richiamò in Roma il vescovo di Capua, il quale erasi ricoverato in Sicilia. In quel tempo anche Yenafro ed Amalsi addivennero preda dei longobardi, i quali si dichiararono ivi assai ostili al vescovo ed al clero; e in seguito estesero i consini dei loro stati con la signoria di Crotone nel 597, ove devastarono la principale delle sue chiese, i cui sacr 1 arredi furono trafugati in Sicilia, e quindi col consentimento del pontefice venduti per il riscatto dei prigionieri.

Ed è fama che, dopo espugnata Crotone, l’avvenenza di assai donzelle crotonesi, che furono tratte prigioniere in Benevento, potè tanto nell’animo dei longobardi che eran primi per altezza di natali e ricco censo, da farle incontanente loro spose. Nell’anno 595, o in quel torno di tempo, fu proposta dal re Agilulfo all’esarca Callinico una tregua di tre anni alle ostilità, a cui aderì Adelchi con questo però che