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PARTE SECONDA


CAPITOLO I.


La fama che si acquistò Narsete in Italia nei tre lustri del suo reggimento increbbe a moltissimi, e anzitutto ad alcuni signori romani di alto lignaggio, che lo accusarono di ambizione alla gelosa imperadrice Sofia, la quale, per la idiotaggine del consorte, reggeva da sola l’impero. Costei, dando fede alle loro calunnie, richiamò dall’Italia Narsete, e propose in suo luogo Longino col titolo di Esarca. Ed ’è fama che, immemore delle vittorie d’un sì illustre guerriero, aggiungesse alla ingiustizia anche il sarcasmo, col mandargli a dire che si ritraesse in corte per intendere alla distribuzione delle lane alle fanciulle del gineceo, alludendo con ciò alla sua condizione di eunuco. E si dice che Narsete le avesse risposto che intendeva imprendere siffatta tela da cui nè ella, nè Timbelle suo marito avrebbero potuto distrigarsi.

Narsete allora lasciò Benevento, ma prima, coi tanti marmi e colonne rinvenute tra le macerie della città, eresse un mirabile tempio alla Vergine, col pavimento di mosaico