Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/173


— 164 —

tizia del nome del fondatore, e di altre cose, poiché dei fatti dei pastori nelle antiche istorie non si precisa il tempo. Dicesi che questo Sannio, parendogli con ottima riuscita di aver assicurati gli affari della sua famiglia, e posti in esecuzione i suoi pensieri, adorasse un simulacro del Dio Benevento, della quale sciocchezza si favellerà in un luogo stimato più proprio. La città fu chiamata Sannio prendendo il nome dal sondatore, e dalla figura di essa, la quale essendo posta su la schiena di un colle, veniva ad essere angusta, e lunga di sito. Ma perchè viene da alcuni scrittori negato che la città di Benevento sia stata nei tempi antichi chiamata Sannio, e il Cluverio in particolare lo niega, io stimo che contro ogni ragione ciò negassero, se pure non vi fossero stati indotti dal non trovarlo registrato nelle antiche scritture. Di ciò in Benevento è ancor fresca la fama anche presso la plebe, e anzi si trova in bocca di tutti gli abitanti di questa provincia, e nell’antico archivio di S. Sosia vi sono molte scritture che ne fanno menzione, e nei frammenti dell’antichissimo archivio del monastero di S. Maria all’01 i vola, il quale è antico di più di mille e cento anni, se n’ha memoria, e io mi sono abbattuto a vedere alcune lezioni, quali anticamente usò la chiesa beneventana nella festività della traslazione dei Santi dodici fratelli Martiri, e nella duodecima lezione chiaramente viene chiamato Benevento Sannia gloriosa, E pure sono queste lezioni d’ottocento anni addietro, nel qual tempo era meno antiquata la fama di somiglianti notizie di quello che era nei tempi nei quali scrisse il Cluverio. E Paolo Diacono, illustre scrittore delle Istorie Longobarde, il quale visse nell’ottavo secolo, anche dice Benevento aver avuto anticamente questo nome di Sannia. E anzi lo stesso fiume Sabato che scorre presso Benevento, fu a parere di Leonardo Alberti detto Sannio dagli antichi.

Affermano pure gli scrittori che Sannio Sabino, il quale prima d’altri abitò queste contrade, pazzamente adorasse un simulacro del Dio Benevento, adorando il buon evento o successo, poiché non conoscendo che un solo Dio, e prima causa del lutto, giudicò ragionevol cosa adorare il prospero successo che sortito aveano gli affari di sua famiglia, e fu tal nume per lungo tempo in Benevento adorato, anzi i beneventani, allora chiamati Sanniti, procurarono ampliarne a lor potere il culto. Così son vaghi gli uomini delle loro impressioni, che, sebben pazze, procurano di trarre in esse anche gli altri, ed essendo stato chiamato Libore, cittadino beneventano, da Romolo ad esercitare nell’allora bambina Roma la carica di Pretore, edificò in Roma un tempio a Benevento, il quale fu d’allora in poi anche dai Romani adorato. E sino ai nostri giorni sono andate per le mani di molti l’antiche monete dei beneventani scolpite allora che fiorivano le cose dei Sanniti, nelle quali vedevasi Benevento scolpito con giovanile e ridente volto, e Plinio all’ottavo capo del trentesimo quarto libro dell’Istoria naturale lasciò scritto che il simulacro di Benevento scolpivasi con nella destra una tazza, e nella sinistra una spiga, e un papavero, le quali cose ottimamente esprimono la felicità, poiché per la spiga e la tazza denotar vollero l’abbondanza, condizione indispensabile d’un prospero stato. Ma più nobilmente l’espressero col papavero, simbolo del sonno, intendendo con esso dimostrare che potessi