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essersi tenuti irresoluti per il corso di due anni, vedendo infine che piegavano le cose in favore di Teodorico, riconobbero la sovranità dei Goti, con questo che la città serbasse l’antica forma di senato e di maestrato, e che si fosse dichiarata esente dalla contribuzione dei terreni, e libera da presidio, salvo in tempo di guerra; le quali condizioni furono accolte, e sempre puntualmente osservate dal re Teodorico, il quale fu anche largo di altre concessioni alla nostra città, sicché T esempio di Benevento fu seguito da molte città della Puglia. I beneventani tennero inviolata la fede insegnata loro dal principe degli Apostoli, per opera del suo discepolo Fotino e dei successori di questo, ma tuttavia, nei tempi della dominazione gota, esistevano ancora in Benevento alcune reliquie del gentilesimo, e non pochi Ariani, massime nella plebe. I napoletani, insieme agli Eruli di Odoacre, molti dei quali professavano il Gentilesimo, aggredirono i beneventani occupati nelle vendemmie, e riuscì ad essi di mettere a sacco e a fuoco le campagne e le ville, e depredata poi la città, trassero ad espugnare Siponto collegata coi beneventani. Ma questi, benché posti in rotta nel repentino assalto, non indugiarono ad allearsi coi cittadini di Siponto, sicché avendo i napoletani messi gli steccati sui colli di S. Restituta, i Sipontini, sostenuti dai beneventani e dai soldati di Teodorico, che aveano in custodia la città, mossero arditamente contro il nemico con animo deliberato di venire con esso alle mani. Ma ciò non ostante, vedendosi inferiori di numero, richiesero di consiglio il vescovo S. Lorenzo, e da questi inanimati i beneventani e i Sipontini riportarono nel dì seguente una compiuta vittoria sui napoletani. E per questa memoranda battaglia fu eletto protettore di Benevento P Arcangelo S. Michele, poiché si fece correre una voce nel popolo che il detto Arcangelo avesse il dì innanzi predetta al vescovo la prossima vittoria.
Nel giorno 25 luglio 526 fu assunto al Pontificato S. Felice IV cittadino beneventano. Egli nacque da Castronio Fimbrio, patrizio di Benevento, e trovavasi già investito della dignità di cardinale del titolo di S. Silvestro all’Esquilino allorché