Pagina:Isernia - Istoria di Benevento I.djvu/158


— 149 —

che Marziale chiuse il suo epigramma contro Tulla, che lasciò perire di fama i suoi figli, col seguente verso:

«O mater qua nec Pontia deteriora»

La iscrizione di Ponzia vedeasi nel ponte, oggi di S. Maria degli Angeli, non solo nei tempi di Pietro Appiano che la impresse nel suo volume, ma altresì di Alsonso de Biasio che la riportava nelle sue opere manoscritte, ora disperse, ed a cui la tolse il Nicastro. Ma la lapide ov era incisa non ci fu conservata dopo i successivi restauri del ponte.

Gisberto Aizill d’Utrecht, che la riportò nel 1617. cadde in due gravi errori. Il primo consistette nel confondere in una due diverse iscrizioni, mentre alla iscrizione da me trascritta, come ci fu trasmessa dall’Appiano, e da Alsonso de Biasio, aggiunse le parole «Pontia e Arurae concubina» che si riferiscono ad una ben diversa epigrafe. Il secondo errore giace nell’affermare che la detta iscrizione era ai tempi suoi in Benevento, appo l’Arco Traiano. Ma il vero si è che delle dette iscrizioni la prima leggeasi, è già molto tempo, in uno dei marmi del Ponte di S. Maria degli Angeli e andò perduta, e la seconda vedeasi nel Portico della patrizia famiglia Sellaroli prima del tremuoto dell’anno 1688, pel quale ruinò il detto portico con le case circostanti; e nel rifarlo non fu più dato di rinvenire la predetta iscrizione.

CAPITOLO XVIII


Ma il Cristianesimo diffuso in Benevento alquanto prima che in altre città del mezzodì d’Italia mutò in poco tempo i costumi e le credenze religiose de’ suoi abitatori, e da quell’epoca sino alla invasione dei Goti la storia ecclesiastica si sostituì alla civile in Benevento ed assunse ampie proporzioni. Io non prenderò a discutere l’ardua questione accennata da alcuni storici municipali se S. Pietro nel trasferirsi a Roma ebbe a soffermarsi alcuni giorni in Benevento; locchè