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che fu in seguito trasformato in una chiesa campestre dedicata a S. Marciano.

E anche numerose furono in Benevento le memorie dell’idolatria del sole, poiché, oltre gli obelischi mentovati altrove, fu in Benevento una tavola di marmo sacrata al sole, di cui si ha la minuta descrizione nel Nicastro. È saputo che i Rodiani ebbero in uso di dipingere il sole con volto umano, e col capo cinto d’un’aureola di raggi: ed appunto miravasi in Benevento in tal forma effigiato il sole in una tavola di pietra quadra, ed anche nella muraglia che è presso il largo che si dice di Porta Castello vedeasi certa immagine pur di basso rilievo, nella quale non pochi archeologi credettero di raffigurare il sole.

Varie sfingi, ritratte in pregevoli scolture o in bassi rilievi, vedeansi prima dell’ultimo tremuoto, e se ne veggono tuttora gli avanzi nei canti delle strade, e tra questi bassi rilievi assai notevole è quello che si mira infìsso lungo uno dei muri dell antico edificio in cui ora è l’ufficio della Deputazione Provinciale. E non è a meravigliare, poiché le sfingi furono giudicate indispensabili al culto simbolico della Dea Iside, e ornarono un tempo il sacrario della stessa in Benevento.

I gentili conobbero anche il Dio Genio, e adottarono la dottrina che tutti gli uomini si abbiano a guida due genii o lari, i quali, insieme agli avanzi mortali degli uomini commessi alla loro custodia, abitassero ne’ sepolcri; per cui ritennero che la demolizione di questi turbasse la loro quiete. E d’una tale credenza ci fan fede due superstiti iscrizioni, l’una intitolata al genio del luogo, e l’altra ai Dei Mani.

Anche alla dea Fortuna eressero altari gli antichi abitatori di Benevento, come rilevasi da più d’un’antica iscrizione, e in ispecial guisa da una lamina di bronzo trovata nel contado beneventano.

E nella via che da Ariano mena a Montecalvo fu scoperta un’epigrafe che riferma l’opinione di Lorenzo Giustiniani (Dizionario geogr.) «che, nelle terre vicine ad A-