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due personaggi consolari, e si crede che rappresentino i due consoli di quell’anno, Aulo Cornelio Palma ed il collega. Uno di questi ha in mano il rotolo dell’editto di Traiano pel cangiario, col quale fece invito a tutti i cittadini romani di ogni età, sesso e condizione. Avvi chi stima essere Adriano uno di questi due personaggi, e propriamente quello che ha in mano il rotolo, perchè la statua ritrae le forme d’un uomo atletico, e robusto, come appunto ci è descritto Adriano. Intorno tre altre donne con reticoli per accogliere la distribuzione, e con pargoli tra le braccia. In una di queste donne è raffigurato l’Egitto che, imperando quel Cesare, ebbe difetto di viveri per la non seguita inondazione del Nilo, e fu da lui copiosamente provveduto di cereali. Le altre donne raffigurano altre città dell’impero sovvenute del pari con regia magnificenza da quelr imperadore. Seguono molti padri di famiglia traendo coi loro pargoletti sugli omeri il cangiario. Dopo di Traiano vedi i soliti stipatori del Cesare, e Guardie Pretoriane. Nel sondo del quadro l’esercito attelato in armi, e il noto albero di palma o di alloro.

XIV.

Sotto la volta dell’Arco, di contro al precedente

Sacrificio Augustale


Nel quadro vedesi Traiano che per la quarta volta rende grazie e sacrifica a Giove Capitolino in occasione delle daciche guerre. Evvi il toro bianco lavato nelle acque del fiume Clitunno, il quale toro chiamavasi dai romani vittima massima. Questo sacrificio era affatto conforme all’altro detto anche massimo, che avea luogo nel campo di Marte dopo il censo sul principio d’ogni lustro, sacrificandosi un maiale, una pecora ed un bue. Infatti a destra si scorge il tripode o mensa dell’altare con un sacerdote che ministra di prospetto: a sinistra un gigantesco aruspice o Flamine Diale con maestoso