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fabbrica del nuovo tempio. E inoltre moltissimi leoni in basso rilievo ci è dato vedere anche ai nostri giorni in diverse case private; e il Nicastro, che si tolse la cura di enumerarli ci fa fede che i detti basso rilievi ascendevano ai suoi giorni a non meno di 147.

Perciò dalla copia stragrande dei leoni in marmo superstiti dopo tante ruine si trae non dirò già la certezza, ma almeno una congettura che il leone potette essere l’ignota insegna regionale dei Sanniti, che ebbero stanza in Benevento, a denotare la magnanimità e la prodezza di quel popolo glorioso.

E una tale opinione non deve essere ritenuta all’intutto nuova in Benevento, e interamente contraria alle tradizioni locali; imperocchè sul fronte del piedistallo che sostiene il leone di marmo eretto sulla piazzuola del Castello vedesi incisa la seguente iscrizione:

urbano iii pont. maximo
principi optimo beneficentissimo
s. p. q. b.
antiquae samnitum vigilantiae
magnitudinis et fortitudinis insignia
inter arcis fragmenta repertum
leonem dicavit
columnam erexit
anno domini mdcxxxx

Or da questa iscrizione s’inferisce di leggieri che se il leone di marmo, trovato tra i ruderi dell’antica rocca, fu rialzato nel medesimo luogo, ove è per lo meno probabile che fosse stato eretto dai Sanniti e conservato dai longobardi per essere il punto più elevato della città, non fu solo nel fine di preservare un avanzo di antichità, ma perchè si ritenne che potè essere l’insegna regionale dei Sanniti di Benevento.1 Ondechè, in tempi in cui si tenta dai dotti di ri-

  1. Stefano Borgia ritiene che questo leone rappresenti l’arme degli Sforzeschi in memoria di Sforza Attendolo e di suo figlio Francesco, che tennero la Rettoria di Benevento, e il Meomartini inchina a credere che tutti i leoni interi o in frammenti sparsi per la città appartengano all’epoca longobarda; ma io invece non dubito punto che essi rimontino ai tempi della colonia romana.