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dov’è il mondo quando mi sono allontanato da Bianca?»

Di altero animo per natura, mi scoppiava il cuore in petto alla sola idea di essere riguardato in tuono di disprezzo. Più di una volta mi vidi sul punto di manifestare a quale famiglia io spettassi e il mio grado; e quando sembravami che i parenti di Bianca mi trattassero superbamente, fui io procinto di pretendere da essi, alla presenza della giovine amata, i riguardi ad un uguale dovuti. Ma poco durai in tale proposito. Io vedea in me stesso un ente ributtato, tenuto a vile dalla mia gente; e avea fatto solenne voto di non rannodare più mai con questa gli antichi vincoli, finch’ella medesima non chiedesse vederli rinnovellati.

Questa interna lotta distruggeva la mia tranquillità e la mia salute ad un tempo. Arrivai quasi a credere che un’incertezza di essere amato da Bianca mi sarebbe stata meno intollerabile del vedermi sicuro della sua tenerezza, e del non osare tuttavia abbandonarmi alla gioia prodotta da una tal conoscenza. Io non vedea più omai in me medesimo l'entusiastico ammiratore di Bianca; non omai l’uomo rapito in estasi dalle soavi modulazioni della sua voce; nè i miei occhi omai, insaziabili come dianzi, beavansi all’incanto ineffabile di quel volto. Perfino un sorriso di Bianca non mi deliziava più, perchè io facea a me stesso rampogna di averlo usurpato.

Ella non potea non accorgersi di questo cambiamento in me avvenuto, nè tardò a chiedermene coll’usata sua semplice ingenuità la cagione. Io non avrei potuto scansarmi dal risponderle la verità, perchè il dolore traboccava di per sè stesso fuor del mio cuore. Le confessai quindi i conflitti cui la mia anima trovavasi in preda, la passione che mi struggea, gli acerbi rimproveri ch’io faceva a me stesso. «Sì, io le dicea: sono indegno di voi; un ente rigettato dal seno della mia gente; un avventuriere... un avventuriere privo di nome e di famiglia; che non posso nè manco vantare per mio retaggio la povertà!.. e tuttavia ho osato